clamìdia

sf. [dal latino chlamys-ydis]. Microrganismo appartenente al genere Chlamydia, comprendente le due specie patogene Chlamydia trachomatis e Chlamydia psittaci responsabili di un'ampia gamma di malattie sia dell'uomo che degli animali. Dal punto di vista microbiologico le clamidie sono Batteri ma in patologia si comportano da parassiti citoplasmatici obbligati e si coltivano in terreni contenenti cellule. La Chlamydia psittaci colpisce primariamente gli animali e secondariamente l'uomo che con essi ha continui contatti (per esempio gli allevatori), provocando tutta una serie di manifestazioni cliniche a carico dell'apparato respiratorio, da forme leggere a polmoniti anche gravi. In veterinaria, provoca psittacosi negli uccelli psittacini (pappagalli) e ornitosi negli uccelli non psittacini (per esempio piccioni e tacchini), oltre che meningo-polmonite, encefalomielite del bovino, congiuntivite della cavia, polmonite del gatto e della capra. Anche nel pollo sono stati riscontrati casi di infezione; alcuni episodi sono stati descritti per l'anatra, l'oca, il fagiano, l'airone. È stato osservato che sia nella psittacosi sia nell'ornitosi la malattia ha un andamento variabile a seconda dell'età dell'animale colpito: il periodo di incubazione è più lungo per gli animali adulti, mentre il decorso, che va da 3 a 7 giorni per i giovani e si conclude nella maggior parte dei casi con la morte, ha andamento cronico negli adulti, per i quali la mortalità è relativamente bassa. Gli animali che sopravvivono continuano a eliminare microrganismi per un lungo periodo di tempo. Il gruppo della Chlamydia trachomatis, sensibile alla sulfadiazina, comprende l'agente eziologico del tracoma dell'uomo, infiammazione che colpisce la congiuntiva e la cornea e che se non trattata può portare a cecità; è responsabile inoltre della congiuntivite e di una consistente varietà di infezioni degli organi genitali, comprendenti uretriti, epididimiti, cerviciti e il linfogranuloma venereo, tutte trasmissibili attraverso rapporti sessuali. Un'infezione attiva del tratto genitale in donne in stato interessante può contagiare il feto durante il suo passaggio attraverso il canale del parto col rischio di una congiuntivite o una polmonite nel bambino. In veterinaria, infine, è responsabile della polmonite del topo. Tutte le clamidie sono sensibili agli antibiotici, soprattutto alle tetracicline.

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