cocaina

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sf. [sec. XX; da coca (botanica)+-ina]. Alcaloide contenuto nelle foglie della coca. È stata isolata da Niemann nel 1860 e ottenuta per la prima volta per sintesi da Willstätter nel 1923. La cocaina è l'estere metilico della benzoilecgonina; nella sua molecola di struttura simile a quella dell'atropina vi sono 4 atomi di carbonio asimmetrici: dei 16 possibili stereoisomeri alcuni si trovano in natura, altri sono stati prodotti per sintesi. Nelle foglie di coca sono presenti la L-cocaina e piccole quantità di D-pseudococaina. Alcaloidi affini alla cocaina, e anch'essi contenuti nelle foglie di coca, sono l'ecgonina, la truxilina e la tropacocaina. La cocaina è considerata un veleno generale del protoplasma in quanto, a concentrazioni opportune, può alterare le funzioni di ogni tipo di cellula. In passato, ha avuto interesse nella pratica clinica soprattutto la sua azione anestetica locale, dovuta a una paralisi reversibile delle fibre e delle terminazioni nervose sensitive; ma, pur essendo un ottimo anestetico di superficie, la cocaina ha trovato successivamente un limitato impiego in medicina, sia per l'elevata tossicità sia per la facilità con cui produce fenomeni di tossicomania. Viene adoperata per l'anestesia superficiale della cornea in colliri all'1-3%, per applicazioni sulla mucosa nasale e rinofaringea, in pomate antipruriginose e in candelette uretrali.La cocaina provoca intensa eccitazione del sistema nervoso centrale con interessamento delle aree motorie e della sfera psichica. Il soggetto è in stato di ebbrezza euforica, avverte una sensazione di energia fisica e intellettuale, con conseguente sopravvalutazione delle proprie possibilità. Si hanno inoltre allucinazioni, spesso a contenuto piacevole, e talora manifestazioni deliranti. L'intossicazione acuta da cocaina produce eccitamento, midriasi, respiro irregolare, delirio, convulsioni e morte per paralisi respiratoria; l'intossicazione cronica (una delle più gravi e diffuse tossicomanie) provoca un rapido deterioramento fisico e mentale del soggetto, riduzione del peso corporeo per inappetenza e disturbi digestivi, insonnia, tremori, cachessia progressiva, impotenza sessuale. Del deterioramento psichico sono espressione la perdita del potere critico, l'incapacità di applicazione al lavoro mentale, l'attenuazione della volontà, turbe caratteriali di vario genere. Spesso nelle fasi più avanzate il cocainomane è preda di esasperanti allucinazioni visive, acustiche e tattili, che possono renderlo pericoloso sia per se stesso sia per la società. L'impiego ripetuto della cocaina provoca inoltre uno stato di asservimento, cioè di “bisogno tossico” del farmaco, meno grave, tuttavia, di quello che si ha nella morfinomania. Il divezzamento del cocainomane è agevole nelle intossicazioni recenti; diventa però difficile dopo ricadute.

Bibliografia

M. Aiazzi Mancini, L. Donatelli, Trattato di farmacologia, Milano, 1969; L. S. Goodman, A. Gilman, Le basi farmacologiche della terapia, Milano, 1970; R. Byck (a cura di), Sulla cocaina, Roma, 1990.

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