colesteròlo

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Descrizione generale

sm. [sec. XX; da cole-+sterolo]. Composto chimico di formula bruta C₂7H46O che rappresenta il capostipite degli steroli e la cui molecola è rappresentata dalla formula di struttura . È contenuto, in forma libera o come estere di acidi grassi, nei tessuti animali, in particolare nel tuorlo dell'uovo, nei depositi di grasso, nella sostanza nervosa, negli eritrociti. Si ricava generalmente dal midollo del bestiame mediante estrazione con etere del residuo insaponificabile. Il colesterolo puro è una polvere bianca cristallina, lamellare, insolubile in acqua, solubile nei solventi organici. È un costituente fondamentale delle membrane biologiche; assieme ai gliceridi e ai fosfolipidi forma il foglietto lipidico della membrana cellulare regolando l'imbibizione della cellula e il trasporto delle molecole liposolubili. È anche presente nella membrana dei mitocondri e nelle strutture del reticolo endoplasmatico. La sua presenza si riscontra esclusivamente negli organismi animali, tuttavia alcuni alcoli steroidei molto simili al colesterolo sono stati evidenziati nelle piante superiori (fitosteroli) e nei Funghi (micosteroli). La biosintesi del colesterolo avviene nel fegato (colesterolopoiesi) attraverso una serie complessa di passaggi metabolici che iniziano con la condensazione di due molecole di acetil-CoA e conducono alla molecola tetraciclica del colesterolo tramite i metaboliti intermedi acido mevalonico, squalene, lanosterolo, zimosterolo e desmosterolo. Il colesterolo viene utilizzato dalle gonadi e dalla corteccia surrenale per la sintesi degli ormoni sessuali e dei corticosteroidi. In gran parte viene tuttavia metabolizzato ad acido colico e in tale forma escreto nella bile. La biosintesi del colesterolo si svolge sotto il controllo del sistema endocrino (tiroide e gonadi, in particolare) e in funzione dell'apporto alimentare; infatti una dieta ricca di colesterolo rallenta la sua sintesi endogena, così come una dieta carente ne stimola la produzione. Disturbi del metabolismo, del trasporto ematico e della deposizione tissutale del colesterolo sono causa o espressione di numerosi stati patologici. Forti quantità di colesterolo si concentrano nel fegato e nel rene durante i processi degenerativi che colpiscono tali organi. All'ipercolesterolemiaè stata attribuita in passato un'importanza fondamentale nella genesi dell'arteriosclerosi in base alla teoria che le lesioni ateromatose fossero il risultato passivo dell'accentuata deposizione di colesterolo sulle pareti vasali. Pur essendo ormai evidenti i limiti di tale asserzione dal punto di vista sia clinico sia sperimentale, sono tuttavia incontestabili i dati epidemiologici sul rapporto tra ipercolesterolemia e arteriosclerosi nonché i procedimenti per produrre tale malattia nell'animale di laboratorio con diete ricche di colesterolo e di acidi grassi saturi. Trovano pertanto una giustificazione le terapie tendenti a ridurre i tassi ematici di colesterolo mediante ormoni (tiroxina, estrogeni), vitamine (A, E, B6) e farmaci (triparanolo, acido nicotinico, ecc.). Il dosaggio della colesterolemia, per la definizione del tasso di colesterolo nel sangue, si esegue su 5 ml di sangue, in provetta senza anticoagulante, prelevato a un paziente a digiuno da almeno 12 ore. I valori di riferimento normali sono considerati 125-200 mg/100 ml. Per valori superiori è consigliabile il riconoscimento del colesterolo HDL, cioè il dosaggio nel siero della frazione High Density Lipoprotein (lipoproteine ad alta densità), che è definita non aterogena (sarebbe cioè “il colesterolo buono”, che viene considerato solo come materiale energetico calorico utile alla funzionalità cardiaca e alla sintesi di molti ormoni); i valori di riferimento normali sono 35-55 mg/100 ml, oltre i quali aumenta il rischio arteriosclerotico.

La ricerca

La scoperta dei due tipi di colesterolo, per il già citato cosiddetto “colesterolo buono” e il “colesterolo cattivo” o LDL (Low Density Lipoprotein, lipoproteine a bassa densità), cioè delle due frazioni che compongono il colesterolo circolante nell'organismo, ha portato a importanti risultati nello studio sui processi attraverso i quali l'organismo riesce a controllare il livello del colesterolo nel sangue. In particolare, sono stati individuati i recettori cellulari della frazione HDL e della frazione LDL. È emerso che ogni individuo, fin dalla nascita, ha un numero definito di recettori, che catturano la frazione LDL e la trasformano all'interno delle cellule. Il recettore, localizzato per il 70% sulla superficie delle cellule epatiche e per il 30% in altri organi, lega la frazione LDL e ne facilita il trasporto verso i lisosomi, dove le LDL vengono degradate. Il numero di tali recettori LDL non si modifica per tutta la vita e dipende dal patrimonio ereditario dell'individuo, risultando la causa principale dell'ipercolesterolemia familiare. È stato anche individuato il gene responsabile dei recettori LDL, localizzato sul braccio corto del cromosoma 19. Sono state osservate oltre cento diverse forme mutanti (alleli) di questo gene in individui sofferenti di ipercolesterolemia familiare. La scoperta dei recettori LDL ha permesso di chiarire anche perché ogni organismo può smaltire soltanto un certo quantitativo di colesterolo. Quello che risulta in eccesso si deposita nelle arterie e, aumentando con l'età, provoca la formazione di ateromi e la conseguente crescita del rischio di malattie cardiovascolari. Ridimensionata dunque, la responsabilità principale del colesterolo nello scatenare processi degenerativi sulle arterie (aterosclerosi), secondo alcune ricerche, basate anche su studi retrospettivi con dati degli anni Venti, Trenta e Quaranta, le malattie coronariche insorgono quando alla presenza di colesterolo nel sangue si aggiunge un processo infiammatorio scatenato da fattori immunologici. Sarebbe proprio la reazione infiammatoria a causare il passaggio dalla condizione di aterosclerosi silente, che non dà fastidio, a quella invece che si manifesta con angina, infarto, trombosi e ictus. Altre ricerche hanno messo in relazione livelli eccessivamente bassi di colesterolo con un aumento dell'aggressività e di disordini neurologici. In particolare, il colesterolo troppo basso influirebbe sui livelli di serotonina, un neurotrasmettitore dal quale dipende in parte la sensazione di benessere di un individuo. Inoltre, è stato evidenziato il ruolo fondamentale del colesterolo nel processo di formazione degli organi, della struttura dell'organismo e dei tessuti all'inizio dello sviluppo embrionale. La sua importanza è concentrata nelle prime settimane di gestazione, quando il colesterolo interviene sull'attività di una proteina che induce le cellule a differenziarsi per la formazione della struttura corporea. La scoperta, che non ha immediate applicazioni terapeutiche, chiarisce gli effetti di una malattia congenita che porta a deficienza fisica e mentale (la sindrome di Smith-Lemli-Opitz) caratterizzata proprio da una riduzione della produzione di colesterolo nelle prime fasi di sviluppo embrionale. La sindrome colpisce un neonato su novemila.

Bibliografia

S. J. Thannhauser, Trattato del metabolismo e delle malattie metaboliche, Milano, 1964; G. Favilli, Trattato di Patologia Generale, Milano, 1970; V. F. Fortnight, Questa volta parliamo di colesterolo, Arezzo, 1989.

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