collezionismo

Indice

Lessico

sm. [sec. XX; da collezione]. L'abitudine a raccogliere sistematicamente oggetti che rivestano un particolare interesse artistico, storico, scientifico o anche soltanto di curiosità.

Cenni storici

Il fenomeno del collezionismo si manifestò per la prima volta nel mondo occidentale in epoca ellenistica e poi romana, quando si sviluppò un'arte profana, priva cioè di dirette finalità religiose o meramente decorative. I generali romani, come Pompeo e Cesare, tenevano in gran conto le loro collezioni, composte di prestigiosi trofei di vittoria e bottini di guerra, che era uso comune esporre in pubblico e che favorì il diffondersi di un gusto privato. Sin dall'epoca di Cicerone fu riconosciuto il valore culturale di questi beni, che fu poi tramandato da Marco Vipsanio Agrippa fino al periodo imperiale. La crisi economica, iniziata durante l'impero e continuata fino al sec. XIII, e soprattutto la nuova cultura cristiana, che imponeva la propria concezione dell'arte (che doveva avere solo finalità religiosa) e mortificava il piacere dei sensi, frenarono per tutto l'Alto Medioevo il costituirsi di collezioni private. Uniche eccezioni furono quelle di alcuni sovrani (Teodorico, Carlo Magno, Federico II di Svevia), che collezionarono oggetti antichi e fecero opera di mecenatismo nell'ambito della loro politica di “rinascita” dell'Impero. La Chiesa conservò quasi in esclusiva, almeno fino alla costituzione dei liberi comuni, la gestione delle testimonianze storiche del passato: alcuni centri religiosi, come la basilica di S. Marco a Venezia e l'abbazia di St.-Denis in Francia, raccolsero enormi “tesori”, costituiti prevalentemente da reliquari, messali e codici miniati. La ripresa economica e culturale del sec. XIV incoraggiò lo sviluppo del mecenatismo e del collezionismo nelle corti e nell'ambiente della ricca borghesia. Le collezioni laiche, come quella del duca di Berry o delle corti di Borgogna e delle Fiandre conservarono a lungo un carattere privato ed esclusivo. La grande fioritura delle arti figurative dei sec. XV e XVI favorì la formazione delle numerose collezioni rinascimentali. Tra le maggiori, quelle dei Medici a Firenze, dei Montefeltro a Urbino, degli Este a Ferrara, dei Gonzaga a Mantova e dei Visconti a Milano. Il collezionismo si diffuse ampiamente anche nelle grandi corti europee: l'imperatore Carlo V, Francesco I di Francia, Massimiliano d'Asburgo e Rodolfo II a Praga lo concepirono come strumento per affermare il prestigio dinastico. In Inghilterra le prime raccolte d'arte si formarono nel sec. XVI, con la dinastia dei Tudor, ma il maggior collezionista inglese fu Carlo I, che nel 1627 acquistò la favolosa galleria dei duchi di Mantova, composta in prevalenza di opere italiane. Il gusto della collezione ormai non rispondeva più esclusivamente a motivazioni di carattere estetico, ma sopratutto culturale, sociale, psicologico ed economico. Nella Roma del sec. XVII si assistette alla crescita delle collezioni papali, nonché alla nascita delle maggiori raccolte nobiliari, dalla Borghese alla Doria-Pamphili, alla Barberini, Aldobrandini, Ludovisi e Spada. A queste si affiancarono ben presto quelle della piccola aristocrazia, che collezionava i dipinti di genere, come le nature morte, i paesaggi e le battaglie, di carattere meno impegnativo e economicamente meno onerose .In questo periodo si svilupparono sempre di più le grandi collezioni reali, attraverso committenze e acquisti di intere collezioni private. Fra i compiti degli ambasciatori, per esempio, c'era anche quello del reperimento di opere d'arte: Velázquez in Italia agì come agente per la corte di Spagna; Colbert, incaricato di costituire la galleria del Louvre (costituita nel 1681, ma aperta al pubblico nel 1793), fu forse il maggior acquirente di tutti i tempi. Fino alla prima metà del sec. XVIII le grandi collezioni reali continuarono a essere considerate il simbolo della potenza del sovrano; la costituzione dei maggiori musei europei, nella seconda metà del Settecento, portò a una netta separazione tra le collezioni pubbliche e quelle private. Il collezionismo privato seguitò a fiorire nei sec. XIX e XX sopratutto come forma di investimento di capitali. Tra le maggiori istituzioni private dell'Ottocento spiccano la collezione Filangieri a Napoli, la Carrara a Bergamo, la Stibbert a Firenze, la Jacquemart-Andrè a Parigi e la Wallace a Londra. Negli Stati Uniti le raccolte private ebbero un notevole sviluppo, sostenute da una legislazione fiscale vantaggiosa, che favoriva anche le donazioni alle grandi istituzioni museali. Lo sviluppo del mercato dell'arte ha contribuito all'evoluzione della figura del collezionista; l'amatore è stato affiancato dal dopoguerra dal mercante che concepisce l'opera d'arte come una forma di investimento e che quindi mira alla rivalutazione del capitale investito. Per quanto riguarda l'arte contemporanea, si assiste a un orientamento del collezionismo in cui l'abilità precipua del collezionista è nel fiancheggiare e partecipare alla ricerca degli artisti.

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