Lessico

agg. [sec. XVIII; da commercio]. Relativo al commercio: diritto commerciale;cambiale commerciale (o carta commerciale), commerciale, che si occupa, che si dedica alle attività di commercio: ispettore commerciale; città commerciale.

Diritto: diritto commerciale

Branca del diritto che studia le norme espressamente destinate all'attività commerciale. In Italia già dall'epoca dei Comuni e fino al 1942 esistette una specifica regolamentazione legislativa che distingueva la disciplina della materia commerciale da quella civile. L'ultimo testo fu il Codice di Commercio emanato nel 1882 e in vigore, appunto, fino all'aprile 1942. In tale data, dopo lunghe discussioni e progetti, l'intera materia civile e commerciale trovò la propria unificazione nel vigente Codice Civile, sia pure integrato da alcune leggi speciali come quella cambiaria e fallimentare. La fusione così operata ha eliminato non pochi dubbi e incertezze che gravavano soprattutto su alcuni istituti propri del diritto civile e di quello commerciale (vendita, mandato, deposito, ecc.). L'unificazione legislativa non ha peraltro abolito l'autonomia concettuale e dottrinale del diritto commerciale, che resta come materia destinata a regolare l'attività commerciale che è fondata sull'attività dell'imprenditore. Al diritto commerciale, oltre alle leggi speciali sul fallimento e sulla cambiale, è destinato il libro quinto del Codice Civile intitolato al Lavoro (art. 2060-2642). In esso, oltre alla disciplina del rapporto di lavoro, trovano collocamento le norme regolanti le imprese agricole, le professioni intellettuali, le società commerciali, le imprese cooperative, i consorzi, l'azienda e la tutela dei diritti sulle opere dell'ingegno e sulle invenzioni industriali.

Economia

Per politica commerciale si intende in genere il corpo di norme che uno o più Stati stabiliscono per regolamentare gli scambi commerciali. Particolare importanza assume la politica commerciale quando investe la sfera internazionale. Le due filosofie antitetiche di tale politica sono date dal liberismo (vedi anche neoliberismo) e dal protezionismo. La prima devolve al mercato il compito di “premiare” o “penalizzare” le imprese in funzione della libera concorrenza; la seconda si orienta verso la rottura del principio di libera concorrenza e la chiusura di ciascuna impresa in un segmento di mercato, che può essere protetto anche mediante l'intervento dello Stato. Dalla fine della II guerra mondiale è emersa chiaramente a livello internazionale la volontà di incrementare gli scambi commerciali tra le varie nazioni, applicando il principio liberista e quindi abbattendo, nella misura del possibile, tariffe, dazi e simili. Fondamentale in questo ambito l'azione svolta dal GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), un organismo sovranazionale in cui sono confluiti tutti i più importanti Paesi industrializzati e molti altri in via di sviluppo. La politica di tale organismo si è indirizzata verso la realizzazione di accordi internazionali che prevedessero l'abbattimento mutuo, da parte dei sottoscrittori, di tariffe e che garantissero l'ampliamento del commercio internazionale.

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