contaminazióne

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sf. [sec. XIV; da contaminare].

1) Atto ed effetto del contaminare e del contaminarsi. In particolare: contaminazione radioattiva, alterazione di materiali, sostanze inorganiche e organiche dovuta a radiazioni emesse da elementi radioattivi assorbiti o entrati in contatto con questi. La contaminazione interessa: le apparecchiature utilizzate in laboratori nucleari e nei reattori; l'atmosfera, il terreno, le acque, in prossimità di laboratori o in zone in cui avvengono esplosioni nucleari; gli organismi viventi direttamente o indirettamente colpiti da tali esplosioni o sottoposti agli effetti delle radiazioni (per esempio nei laboratori nucleari, nelle miniere, ecc.). In quest'ultimo caso si può distinguere una contaminazione esterna e una contaminazione interna: la prima è dovuta all'esposizione dell'organismo alle radiazioni provenienti da una sorgente esterna e dipende dalla dose ricevuta e dalla sua distribuzione nel tempo e nello spazio; la seconda si ha quando un radioelemento entra nell'organismo attraverso la pelle o la bocca (vedi anche inquinamento).

2) Procedimento letterario per cui si fondono più elementi, di varia origine, in un'unica opera; più spec., nella letteratura latina arcaica, l'inserimento in un originale greco, preso a modello per una commedia nuova, di scene tratte da altre commedie. Di contaminare i suoi modelli fu particolarmente accusato Terenzio, che si difese osservando come quello della contaminazione fosse un uso già invalso presso i suoi predecessori: Nevio, Plauto, Ennio.

3) In geologia, variazione nella composizione chimica di un magma in seguito a processi di digestione di rocce incassanti, o per contatto con magmi di diverso chimismo.

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