continuum

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agg. neutro latino (continuo) usato in italiano come sm.

1) In psicologia, variabili i cui valori possono essere mutati con degli incrementi infinitesimi; o, in altri termini, nelle quali, dati due valori per quanto vicini, se ne può sempre trovare un terzo intermedio tra i primi due. Il concetto di continuum è stato particolarmente usato nella psicofisica, assumendo che sia gli stimoli sia le sensazioni fossero delle variabili con tali caratteristiche.

2) In sociologia, rapporto di continuità, fra due fatti o situazioni sociali, quando fra questi fatti o situazioni non si può stabilire una polarità assoluta. Continuum, quindi, si può considerare l'opposto di dicotomia. Per esempio, parlare dell'esistenza di un continuum rurale-urbano significa negare l'esistenza di un rapporto di reciproca delimitazione ed esclusione fra il mondo rurale e quello urbano e accettare invece l'idea di una loro interdipendenza e compenetrazione.

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