covenant

s. inglese (propr. patto, convenzione) usato in italiano come sm. Termine caratteristico della storia scozzese; coloro che aderivano al covenant (covenanters) s'impegnavano a un'azione comune che dopo la Riforma divenne di carattere religioso. Ne sorse uno nel 1557 per mantenere il movimento evangelico in Scozia e uno nel 1581 (The King's Confession) per controbattere un'eventuale reazione cattolica. Il patto fu rinnovato nel 1638 (National Covenant), in opposizione alle innovazioni liturgiche che Carlo I aveva tentato di introdurre in Scozia. Nell'estate del 1640 i covenanters passarono il confine mettendo Carlo I nella necessità di convocare il “Lungo Parlamento” e contribuendo così ad avviare lo scontro diretto tra re e Parlamento in Inghilterra. Solo alla fine della lotta Carlo I si assicurò l'appoggio dei covenanters per riconquistare il trono, dietro impegno di stabilire provvisoriamente il presbiterianesimo in Inghilterra. Ma la vittoria di O. Cromwell a Preston (1648) contro l'esercito scozzese rese vano questo accordo. E il successivo appoggio dato dai covenanters a Carlo II fu ancora reso nullo da Cromwell con la conquista della Scozia (battaglie di Dunbar, 1650, e Worcester, 1651). Con la Restaurazione i covenanters furono osteggiati (nel 1662 il covenant fu dichiarato illegale) e con la rivoluzione del 1688-89 (Glorious revolution) persero ogni credito, legati a una dura intransigenza politico-religiosa nei confronti della stessa Chiesa presbiteriana di Scozia.

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