Lessico

Sf. [sec. XVI; crono-+-logia].

1) Scienza che si occupa di stabilire la collocazione nel tempo di fatti storici, geologici, ecc. Per estensione, opera che espone fatti storici ordinati secondo il loro succedersi nel tempo. § La cronologia è, esattamente, la scienza che studia la misurazione del tempo e in particolare la storia delle tecniche di misurazione del tempo. Essa mira in sostanza a stabilire un esatto rapporto fra i sistemi di calcolo del tempo (e i sistemi di indicare le date) propri di ciascun popolo e ciascuna epoca e i sistemi moderni. Si suddivide in due parti: cronografia, studio dell'uso dei vari calendari, ere, stili e computi cronologici per tradurre la data in stile moderno; cronistoria, elenchi di personaggi e di fatti secondo il più rigoroso ordine temporale. Esempio celebre di cronologia per l'antichità e il Medioevo fu la Cronaca di Eusebio di Cesarea, arricchita da San Girolamo per la storia romana. Non meno importanti furono il De temporibus e il De temporum ratione del Venerabile Beda. Nei tempi moderni la cronologia si sviluppò assieme alla diplomatica.

2) Ordine secondo cui certi fatti si succedono nel tempo: stabilire la cronologia delle opere di un autore.

Religione: cronologia biblica

Poiché la cronologia dei libri dell'Antico Testamento è saltuaria e non sempre sicura, è necessario operare dei raffronti con le cronologie assiro-babilonese ed egiziana. Per rendere più facile l'esposizione si preferisce partire dalle date più sicure, quelle cioè dell'epoca greco-romana. Nel periodo dei Maccabei o Asmonei (312-63 a. C.) la cronologia biblica concorda con quella della storia profana, tranne qualche lieve spostamento. In quello che va dal ritorno dall'esilio ad Alessandro Magno (538-331 a. C.) vi è una sostanziale concordanza con le date dei documenti persiani fino al 515; poi regnano incertezza e oscurità. Per quanto concerne l'esilio (587-539 a. C.) mancano molte date, ma restano assodate quelle della presa di Gerusalemme (587 a. C.), della liberazione del re Ioachim (561 a. C.) e dell'entrata di Ciro in Babilonia (539 a. C.). Per il periodo dei Re (1020-587 a. C.), il sincronismo fra i re di Israele e di Giuda presenta molte discordanze per i diversi sistemi di computo. Il periodo dei Giudici (cioè dall'esodo dall'Egitto ai Re) è molto controverso dal punto di vista cronologico: alcuni studiosi fanno durare questo periodo 300 anni, altri solo 150. Il tempo dell'Esodo secondo la Bibbia comprende 290 anni, ma anche questa datazione è tuttora in discussione. Il diluvio e il periodo precedente, da Adamo ad Abramo, risultano, secondo la Bibbia, di 2576 anni, una cifra troppo esigua per spiegare lo sviluppo della storia umana nel periodo considerato. Si deve quindi concludere che lo scrittore sacro abbia chiuso quel periodo in schemi cronologici, dei quali purtroppo non possediamo la spiegazione. § La questione fondamentale della cronologia del Nuovo Testamento riguarda le date di nascita e di morte di Gesù Cristo: dai computi sull'inizio e la fine del regno di Erode e dell'etnarca Archelao e dalla data dell'eclisse citata da Giuseppe Flavio gli studiosi deducono che la nascita di Gesù dovette avvenire o nel 747 dalla fondazione di Roma (=7 a. C.) o nel 746 (=8 a. C.) o nel 745 (=9 a. C.). Per la morte di Cristo gli studiosi hanno interrogato l'astronomia per determinare in quali anni cadesse il venerdì subito dopo il plenilunio pasquale e hanno dedotto che le due date possibili sono il 7 aprile dell'anno 30 o il 3 aprile dell'anno 33 d. C.

Geologia: criteri e metodi

Complesso di criteri e di metodi che consentono la datazione e la determinazione delle successioni temporali degli eventi geologici. La datazione di un determinato evento si dice relativa se in base a opportuni criteri si riconosce che quell'evento si è verificato prima, contemporaneamente o dopo altri eventi di cui è nota la posizione cronologica, mentre si dice assoluta se si giunge a indicarne in unità costanti (migliaia, milioni di anni, ecc.) l'età rispetto al presente. Già nel sec. XIX i metodi di indagine delle varie discipline geologiche hanno concorso alla costruzione di una cronologia relativa, tanto da consentire l'impianto della scala relativa dei tempi geologici, ancora di uso universale, seppure con modificazioni e perfezionamenti imposti dagli studi successivi; recentemente si sono affinate tecniche, basate soprattutto sulla radioattività, intese a stabilire una cronologia assoluta, che però è ancora lontana dal consentire un impiego sicuro e pratico (vedi datazione). La cronologia relativa si è sviluppata dallo studio delle rocce sedimentarie stratificate, studio che ha consentito di ricavare principi semplici ed essenziali detti di sovrapposizione e di correlazione. In linea di massima il primo principio consiste nell'ammettere che in una successione regolare di strati ogni strato sovrapposto a un altro è più recente di quest'ultimo; il secondo principio è basato sul criterio dell'identità paleontologica, per il quale strati con lo stesso contenuto paleontologico sono della stessa età, e sul criterio della continuità, per il quale un certo strato ha la stessa età in tutti i suoi punti. Il criterio della continuità va applicato con molta cautela e solo per serie stratigrafiche ubicate nell'ambito dello stesso bacino sedimentario. Il criterio paleontologico è quello più applicato e di questa tendenza risente la scala cronologica relativa, le cui partizioni maggiori, come le ere, ormai consacrate dall'uso, sono basate sulla comparsa e soprattutto sulla scomparsa di faune. Il progresso degli studi stratigrafici concernenti in particolare i cicli sedimentari e orogenetici ha sollevato però problemi complessi, in quanto non è sempre facile far coincidere le argomentazioni paleontologiche con quelle stratigrafiche; bisogna inoltre tener conto che la nomenclatura della cronologia relativa è in uso da lungo tempo e ogni modificazione sostanziale renderebbe incomprensibile tutta la letteratura geologica del passato. Un radicale rinnovamento sarà possibile solo se confortato da risultati sicuri offerti dal perfezionamento dei metodi della cronologia assoluta. Al geologo, comunque, più che determinare la collocazione assoluta di un determinato evento, interessa riconoscere quali sono gli eventi che hanno preceduto, accompagnato e seguito quello in esame; quindi acquistano particolare importanza quegli avvenimenti che mostrano di aver avuto effetti distintamente riconoscibili, identici e contemporanei, sulle formazioni rocciose di ogni parte del mondo o comunque su una notevole parte di esso. Questi eventi possono essere considerati come basi “naturali” delle suddivisioni geocronologiche; tra i più significativi vanno ricordati i cambiamenti climatici, paleogeografici, orogenetici e paleontologici. La scala stratigrafica basata appunto su questi eventi significativi presenta delle partizioni interne di valore indicativo, in quanto suddivisioni dello stesso ordine hanno ben poche probabilità di avere la stessa durata assoluta. Le suddivisioni possono inoltre indicare sia degli intervalli temporali sia le formazioni rocciose originatesi durante gli intervalli stessi: ne deriva una complessa nomenclatura con termini che si riferiscono alle unità cronostratigrafiche e a quelle cronologiche.

Geologia: l’unità cronologica

Si indica come unità cronologica o geocronologica l'intervallo di tempo geologico durante il quale si è formata una determinata unità cronostratigrafica: per esempio, il periodo cretacico, unità geocronologica, è l'intervallo di tempo nel corso del quale si sono formate le rocce appartenenti al sistema cretacico, corrispondente unità cronostratigrafica. Poiché tutte le unità cronologiche sono basate sull'evidenza cronostratigrafica, i loro limiti sono soggetti agli stessi problemi di correlazione che si presentano per le unità cronostratigrafiche e inoltre entrambi i gruppi di unità si corrispondono per quanto riguarda validità e restrizioni. Le unità cronologiche sono in ordine decrescente: eone, era, periodo, epoca, età, tempo. L'eone è la più grande unità geocronologica, comprende più ere e per la sua estensione nel tempo non ha un corrispondente termine cronostratigrafico.

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