curtis

sf. latino medievale Grande unità economica costituita da un complesso di fondi a varia coltivazione, di fabbricati per lavoro e abitazione, di persone addette ai vari servizi (ministeria, mestieri). Caratterizzata da un'autarchia quasi completa, dalla capacità cioè di produrre beni e strumenti idonei e sufficienti alle proprie esigenze di vita, senza necessità di ricorso all'esterno (sistema curtense), la curtis ebbe nel latifondo dell'età imperiale romana il suo più probabile precedente, e si realizzò a partire dall'alto Medioevo e sino all'inizio, in Italia, dell'età comunale, confondendosi, in parte almeno, coll'istituto feudale. Si ebbero curtes regie, ecclesiastiche e anche, ma in minor numero, di privati; nel loro interno esistevano un fondo dominante e più fondi dipendenti, affidati al lavoro di uomini liberi, semiliberi o servi. Rette da praeposti, rectores, gastaldi, ecc., ebbero propri ordinamenti. Norme di carattere generale dettò Carlo Magno nel Capitulare de villis, circa l'anno 800. Nella toponomastica rimane traccia delle antiche curtes in nomi come: Cortemaggiore, Cortenuova, Corteolona, Courmayeur, ecc.

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