cyberdesign

s. inglese [sec. XX; da cyber-+design] usato in italiano come sm. Branca del design che spazia ben al di là delle tecniche di confezionamento accattivante del prodotto – il packaging degli anni Sessanta e Settanta del Novecento – o della strategia di innovazione di prodotto hi-tech perseguita nel decennio successivo. La tendenza è ad assecondare con il design un'offerta strumentale sempre più sofisticata, in cui non è importante quanto e come il cliente possa fruire (l'utente medio utilizza una percentuale minima delle opportunità tecnologiche consentite dalla digitalizzazione nel campo del consumo televisivo, telefonico e informatico), bensì trasmettere un senso di onnipotenza, accompagnato da una semplificazione delle procedure di accesso alla tecnologia. Sono queste, per esempio, le cosiddette strategie user-friendly inaugurate in campo informatico con il Macintosh Apple e poi esaltate dalla Microsoft con il lancio di Windows. Rivelatore è proprio il design: quando le possibilità tecnologiche si fanno più complesse vengono rese “discrete” da sistemi di tastiera o simili totalmente anonimi, mentre i prodotti più semplici sono coloratissimi e assumono contorni soffici, curvilinei. Sul piano dell'offerta commerciale, la realtà virtuale si “materializza” con prodotti dedicati di nuova generazione: cuffie oculari, datagloves e datasuits, tv ad alta definizione (HDTV), sottoposta ad apprendimento dal computer cui è collegata.

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