dàlia

sf. [sec. XIX; dal nome del botanico svedese A. Dahl]. Nome comune usato per indicare le piante del genere Dahlia della famiglia Composite (Asteracee) , dette anche giorgine, originarie del Messico, al quale appartengono una dozzina di specie coltivate a scopo ornamentale in numerose varietà, anche molto differenti dalle forme spontanee da cui derivano (Dahlia variabilis, coccinea, juarezii, ecc.). Le dalia sono erbacee annue o perenni, con radici per lo più tuberose, ricche di inulina, e fusti eretti, ramificati, alti fino a 2 m, con foglie opposte bi- o tripennate, dentate. I vistosi capolini, muniti di involucro di due serie di brattee, hanno i fiori periferici ligulati che sono femminili o sterili e quelli centrali tubulosi ermafroditi; in base alle loro caratteristiche si distinguono varietà di dalia semplici, semidoppie e doppie. Queste piante richiedono molta acqua e prediligono terreni di medio impasto, fertili e ricchi di humus. La fioritura inizia a maggio nell'Italia meridionale, in giugno in quella settentr. e termina con la fine della buona stagione; è particolarmente bella al principio dell'autunno. La moltiplicazione delle dalie avviene per divisione dei tuberi. Si ricorre tuttavia anche alla riproduzione per talea o per innesto e alla riproduzione sessuata; quest'ultima viene effettuata soprattutto per ottenere nuove varietà coltivate da ibridi naturali o artificiali.

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