decadentismo

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sm. [da decadente]. Atteggiamento spirituale e artistico che tende a valutare in modo positivo il declino di una determinata civiltà. Il termine indicò inizialmente una corrente letteraria formatasi in Francia intorno al 1880, per reazione alla poesia parnassiana e al positivismo. Una poesia di P. Verlaine (Langueur, dalla raccolta Jadis et naguère, 1883), in cui il poeta si paragona all'Impero romano alla fine della sua decadenza, mentre “guarda il passaggio dei grandi barbari bianchi, componendo acrostici indolenti”, fornì agli avversari dei poeti che s'ispiravano al modello di Ch. Baudelaire (oltre a Verlaine, A. Rimbaud, S. Mallarmé, T. Corbière, ecc.) il pretesto per chiamarli con il termine spregiativo di décadents: ma quei poeti assunsero come titolo di merito l'epiteto di scherno e si raccolsero intorno ad alcune riviste, la più nota fra le quali fu Le Décadent di A. Baju, pubblicata a partire dal 1886. La nuova arte, volta alla ricerca di raffinata musicalità e di preziose sfumature, consacrò forme nuove di costume, evocate nel romanzo di J. K. Huysmans À rebours (1884), il cui protagonista, Des Esseintes, amante dell'artificio inimitabile in odio a ogni conformismo, divenne il modello esemplare del “decadente”. Si enucleava intanto all'interno del movimento la corrente simbolista che, tenuta a battesimo da J. Moréas, trovò in Mallarmé il suo maestro riconosciuto. Verso il 1890, con il trionfo del simbolismo, non esiste più in Francia una scuola decadente in senso stretto; ma il decadentismo, inteso in senso più ampio, si diffuse in quasi tutte le moderne letterature europee, identificandosi con la cultura stessa del Novecento. In questo significato più generale, il decadentismo è l'espressione di un rapporto ora di adesione ora di rivolta degli intellettuali nei confronti della classe dirigente, che ha sostituito i grandi ideali ottocenteschi con l'imperialismo e il nazionalismo esasperato, e, proponendo un modo di esistenza dominato esclusivamente dal profitto, ha aggravato i conflitti di classe. Nasce la poetica decadente, che rifiuta le tecniche letterarie fondate sul valore logico e razionale della parola e ricerca tecniche nuove, che facciano leva sugli elementi evocativi e sulle suggestioni foniche per penetrare nella zona misteriosa dell'inconscio. Analogie di atteggiamenti e di concezioni decadenti si ritrovano nelle varie letterature. In Inghilterra, premesse decadentistiche sono presenti nelle opere di J. Ruskin, W. Pater, A. C. Swinburne, D. G. Rossetti; tipico esponente del decadentismo inglese è O. Wilde, accanto al quale è da ricordare W. B. Yeats. In Germania, dove le origini degli atteggiamenti decadenti sono da ricercare nell'eredità romantica e nella musica di Wagner, si ricordano le personalità di S. George, di R. M. Rilke, di H. von Hofmannsthal. Grande importanza ha nello sviluppo del gusto decadente la letteratura belga di lingua francese, soprattutto con G. Rodenbach, É. Verhaeren, M. Maeterlinck, mentre nei Paesi scandinavi elementi decadenti si ritrovano nelle opere di personalità come il danese J. J. Jørgensen, il norvegese H. Ibsen, lo svedese J. A. Strindberg. Una lirica di gusto decadente si afferma nella letteratura spagnola, da A. Machado a J. Ramón Jiménez, e portoghese, con E. de Castro. Originale è il contributo che la letteratura russa dà al decadentismo con V. S. Solovëv, V. J. Brjusov, A. Belyj, F. Sologub, A. A. Blok. Sono ancora da ricordare: in Polonia, S. Przybyszewski; in Ungheria, I. Madách; in Romania, M. Eminescu; in Grecia, K. Kavafis; mentre nella letteratura degli Stati Uniti, il decadentismo, che ha in E. A. Poe il suo precursore, è mediato in forme particolari che si ritrovano fino a E. Hemingway. L'Italia ha fornito un modello europeo al decadentismo con G. D'Annunzio, soprattutto col suo romanzo Il Piacere (1889); ma non meno decadente, sotto forme provinciali e agresti, è il gusto di un poeta come G. Pascoli. I germi italiani del decadentismo si sono sviluppati poi, al di là delle esperienze crepuscolari e futuriste, in alcune forme della poesia ermetica. Oggi sono definite genericamente decadenti quelle forme d'arte che superano o alterano la realtà scomponendola nell'evocazione, nell'analogia, nel simbolo, nella ricerca introspettiva.

Bibliografia

N. Bobbio, La filosofia del decadentismo, Torino, 1947; M. Raymond, De Baudelaire au surréalisme, Torino, 1948; A. Lombardo, La poesia inglese dall'estetismo al simbolismo, Roma, 1950; C. Salinari, Miti e coscienza del decadentismo italiano, Milano, 1960; W. Binni, La poetica del decadentismo italiano, Firenze, 1961; R. Poggioli, Teoria dell'arte d'avanguardia, Bologna, 1962; R. Scrivano, Il decadentismo e la critica, Firenze, 1963; A. Seroni, Il decadentismo. Storia della critica, Palermo, 1964; N. Richard, Le mouvement décadent, Parigi, 1968; G. Caliò, Indagine nel mondo del decadentismo, Milano, 1989; S. Jouve, Les décadents. Bréviaire fin de siècle, Parigi, 1989; E. Gioanola, Il Decadentismo, Roma 1991; W.Binni, La poetica del decadentismo, Firenze, 1996; M. Magliozzi, Il Decadentismo, in Spazi e testi letterati, vol. 3, edizione verde, Napoli, 2005, pp. 7-16; G. Farinelli, Il decadentismo attraverso la critica, Milano, 2013;  P. Giovannetti, Decadentismo, Milano, 2016.

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