Lessico

(anticamente disèrto), sm. [sec. XIII; dal latino desertum].

1) Ogni area inadatta all'insediamento umano per accentuata aridità o per freddo intenso. Per estensione, luogo sterile, desolato, spopolato; anche che dia l'idea dell'abbandono: a Ferragosto la piazza del Duomo è un deserto. Fig.: parlare, predicare al deserto, inutilmente, non essere ascoltati.

2) In geomorfologia, vernice del deserto, sottile incrostazione di origine chimica che riveste talora le rocce affioranti nelle regioni aride. Deriva dalla precipitazione dei sali di cui sono sature le acque che, per capillarità, risalgono dal sottosuolo verso la superficie, evaporando rapidamente.

Geografia

Esistono due tipi elementari di deserto: uno si riferisce alle aree con clima arido, vegetazione ridotta, discontinua o assente, morfologia tormentata e mancanza di corsi d'acqua perenni; l'altra, alle aree settentrionali marginali dei continenti boreali, a gran parte della Groenlandia e all'Antartide. Le aree desertiche in senso lato coprono il 30% delle terre emerse, il 16% riferito ai deserti aridi e il 14% a quelli freddi. Qui si tratterà specificamente dei deserti aridi, mentre per i deserti freddi vedi Antartico, Antartide, Artide, periglaciale, tundra.

Caratteri generali

Le caratteristiche salienti dell'ambiente desertico sono la estrema aridità e la quasi totale assenza di vegetazione. L'aridità è dovuta a una somma di fattori tra cui la scarsità e l'incertezza delle precipitazioni, la forte insolazione, la scarsa umidità atmosferica, la dominanza di alte pressioni e l'azione di forti venti secchi. Il totale annuo delle precipitazioni non riesce a compensare la potenziale evaporazione e inoltre è molto variabile da anno ad anno; solitamente non è avvertibile una stagione umida ed estese precipitazioni sono sconosciute, anche se violenti temporali possono in brevissimo tempo trasformare un solco fluviale asciutto in un torrente rapinoso e distruttore. Un ruolo notevole è svolto dalla forte insolazione: oltre l'80% della radiazione solare riscalda il suolo e gli strati inferiori dell'atmosfera, mentre il resto è deflesso dal pulviscolo e dalle nubi. L'escursione termica è notevole, anche se risulta attenuata per i deserti prossimi al mare e per quelli delle basse latitudini. Nelle aree desertiche a clima nettamente continentale le escursioni giornaliere sono più accentuate e nelle zone subtropicali a media latitudine in inverno la temperatura alla superficie del suolo scende di notte spesso sotto zero. Le escursioni annue sono comprese tra 8 e 17 ºC per le basse latitudini e tra 22 e 28 ºC per le medie; tuttavia per i deserti continentali delle medie latitudini, come il Gobi, si hanno al suolo escursioni molto più ampie da -30 ºC in inverno fino oltre +40 ºC in estate. Va ricordato che esiste però una notevole differenza tra la temperatura al suolo e quella dell'aria soprastante all'altezza di 1,5-2 m, dell'ordine anche di 20-30 ºC: nel Karakum sono stati registrati 64 ºC al suolo e 33,5 ºC a 2 m di altezza, nel Sahara la temperatura superficiale può sfiorare gli 80 ºC mentre quella dell'aria normalmente non supera i 50 ºC (la massima registrata è quella di El Azizia a SW di Tripoli: 58 ºC). Una caratteristica costante del paesaggio desertico è la mancanza quasi totale di suolo vegetale e biologico; dove questo è presente si tratta di paleosuoli formatisi in condizioni climatiche più favorevoli e conservatisi per la protezione di una copertura ghiaiosa. Normale è invece la presenza di crostoni calcarei e gessosi fossili in quanto originatisi in clima più umido. L'acqua attualmente disponibile nei deserti è in grado di sciogliere solo i sali più solubili, come i cloruri di sodio e di potassio o i borati; risalendo in superficie ed evaporando li deposita come efflorescenze; talvolta si possono originare distese saline denominate sebcha nel Sahara, kevir nell'Asia centrale e in Iran, playa negli Stati Uniti e bolson nell'America Meridionale.

Morfologia dei deserti

Il deserto è tra gli ambienti terrestri uno dei più recenti: si ritiene che la maggior parte dei deserti attuali non sia anteriore al tardo Cenozoico: la loro formazione, in alcuni casi ancora in atto, ebbe probabilmente inizio fra 5 e 1 milioni di anni fa. La genesi e l'evoluzione del paesaggio desertico sono legate essenzialmente alla carenza di acqua che rallenta notevolmente i fenomeni elementari di disfacimento chimico delle rocce, come l'ossidazione e l'idratazione, e che nello stesso tempo non permette lo svolgimento di quelli più complessi, quali le alterazioni siallitica e allitica dei silicati. Nelle regioni desertiche il disfacimento delle rocce assume pertanto un ruolo trascurabile rispetto alla disgregazione fisica, che è invece intensissima, date le condizioni ottimali per il suo verificarsi. L'alterazione superficiale delle rocce si risolve così in una frantumazione meccanica, con conseguente formazione di detriti di dimensioni variabilissime che possono rimanere nel luogo di formazione a costituire una coltre detritica se la superficie topografica è pianeggiante oppure essere allontanati dalla gravità e accumulati al piede dei versanti montagnosi sotto forma di coni e falde di detrito. Nelle regioni sottoposte a deflazione eolica, infine, può verificarsi una selezione dei detriti con allontanamento di quelli più fini e permanenza sul posto di quelli più grossolani: si formano così i deserti petrosi (hammada), ghiaiosi (serir) e, nelle zone di accumulo dei materiali più fini, quelli sabbiosi (erg), il cui elemento morfologico fondamentale è rappresentato dalle dune. In ogni caso i detriti risultanti dalla disgregazione delle rocce sono sottoposti al dilavamento da parte delle acque selvagge, che scorrono in superficie in occasione dei violenti, sia pur rari, piovaschi. Per quanto saltuaria e limitata nel tempo, l'attività modellatrice delle acque dilavanti e incanalate assume un'importanza notevole anche nella genesi del paesaggio desertico. A essa si attribuisce in particolare l'origine di alcune forme caratteristiche: pediments, bajadas e le cosiddette valli colmate. I pediments si sviluppano alla base dei rilievi assai ripidi in corrispondenza degli sbocchi vallivi e sono modellati nella stessa roccia di cui sono costituiti i retrostanti rilievi; sono talora ricoperti da un sottile velo di alluvione che si ispessisce gradualmente verso valle, raccordandosi alle antistanti bajadas. Queste sono dovute alla fusione di conoidi di deiezione contigui, facenti capo ad altrettanti sbocchi vallivi; su quelle ancora in corso di formazione il reticolato idrografico cambia tracciato da una piena all'altra; su quelle già fissate, gli alvei risultano invece abitualmente incassati nelle alluvioni depositate in precedenza. Pediments e bajadas contornano blande conche topografiche, a fondo piatto (playas) che rappresentano la zona di convergenza di un effimero reticolato idrografico centripeto di tipo endoreico; come tali sono stati (o possono essere ancora) sede di un bacino lacustre, sottoposto a rapido interrimento e a intensa evaporazione. Le porzioni di playa non sommerse dall'acqua (e ancor più il fondo dei laghi estinti) sono abitualmente ricoperte da patine di sali. Le valli colmate, infine, si formano a seguito del lento e continuo espandersi delle bajadas verso il centro della playa che nel tempo viene totalmente colmata. Si attua così un fenomeno di generale spianamento della superficie topografica, nella quale non è più possibile distinguere la playa dalle bajadas e queste ultime dai pediments. Da questa superficie pianeggiante di neoformazione possono emergere solo sporadici rilievi mammellonari, modellati in roccia in posto, corrispondenti alle porzioni sommitali dei vecchi rilievi periferici; sono questi i cosiddetti inselbergs (=montagne-isola). Il fenomeno di spianamento testé descritto rappresenta l'epilogo del ciclo morfologico delle regioni aride ed è detto pediplanazione in contrapposizione a quello di peneplanazione, caratteristico, invece, delle regioni umide.

Ecologia del deserto

I principali fattori limitanti che condizionano e regolano la vita nell'ambiente desertico sono la bassa piovosità, la forte insolazione, con conseguente evaporazione, la mancanza o quasi di suolo vegetale e biologico, l'azione di forti venti secchi. Insieme di fattori, questi, che incidono negativamente sullo sviluppo della vita vegetale e, di conseguenza, di quella animale. La flora deserticola è in genere povera di specie, e queste si fanno sempre più rade già a partire dalle zone predesertiche. Secondo la localizzazione delle regioni desertiche si hanno specie caratteristiche: in Africa, Graminacee dei generi Aristida, Stipa, Andropogon, oltre a varie Euforbiacee, Amarantacee, Liliacee, ecc.; nel Turkestan, il saxaoul (Haloxylon ammodendron); nel Messico e nel Cile settentrionale, Yucca, Cereusemph>, Echinocactus, Agave; nei deserti australiani, cespugli di Acacia e di Spiniflex. Se condizioni particolari lo permettono, si possono trovare vegetazioni più fitte e concentrate, per esempio attorno a piccole pozze o a bacini isolati dovuti all'emersione di falde acquifere sotterranee (oasi). Nella lotta contro l'aridità, le differenti forme vegetali deserticole hanno sviluppato particolari adattamenti, crescendo comunque solo nei luoghi maggiormente favorevoli alla loro sopravvivenza. Alcune specie hanno sviluppato il sistema radicale in modo da formare, per una superficie considerevole attorno alla base della pianta, una vera e propria rete di radici decorrenti nei primi strati del suolo, e capace quindi di sfruttare al massimo l'acqua penetratavi a poca profondità. Numerose altre specie spingono l'apparato radicale a notevole profondità, attraversando strati del sottosuolo più aridi, alla ricerca di livelli umidi, dove si ramificano abbondantemente. Altri caratteristici adattamenti sono rivolti a eliminare un'eccessiva traspirazione, o riducendo le dimensioni delle parti aeree, proteggendole con cuticole particolarmente inspessite e accumulando riserve d'acqua nel fusto o negli organi ipogei, oppure diminuendo la superficie foliare, sostituendovi a volte delle formazioni spinose. In alcune specie il ciclo vegetativo completo è spesso abbreviato (da ca. tre mesi fino a un minimo di 8-15 giorni); si parla allora di Efemerofite annuali, che germinano subito dopo le piogge, si sviluppano quasi in modo istantaneo, fioriscono e fruttificano prima ancora che il suolo si sia inaridito di nuovo. La vita animale è funzione della vita vegetale, per cui a una rada flora deserticola fa riscontro una fauna relativamente scarsa di specie e la cui vita è limitata attorno alle piccole aree di vegetazione o nei ripari offerti dal suolo roccioso. In generale, accanto ad animali esclusivamente deserticoli (alcuni roditori, carnivori, serpenti, scorpioni, chiocciole, oltre al cammello, al dromedario e a un uccello, il podoce), se ne notano pure altri caratteristici della savana, corridori e saltatori (come alcuni struzzi e canguri), dotati di notevole resistenza. Nelle zone sabbiose trovano rifugio numerosi animali scavatori, tra i quali Roditori e Insetti notturni, nonché diversi Rettili. La fauna tipica del deserto presenta interessanti adattamenti fisiologici intesi a sopportare bene le elevate variazioni di temperatura e a resistere a lungo alla mancanza d'acqua; ciò viene reso possibile, per esempio negli Insetti, mediante tegumenti ispessiti e per lo più resistenti a forti temperature (tipici i Coleotteri Tenebrionidi) e le superfici respiratorie ridotte al minimo. Nei Rettili, poi, le escrezioni sono praticamente prive d'acqua e costituite da guanina e acido urico. Caratteristica di molte specie xerobie di Uccelli, Mammiferi e Insetti è la produzione (e relativa conservazione) di acqua, ottenuta in seguito a processi metabolici per ossidazione di lipidi immagazzinati dall'organismo (come avviene per i cammelli e i dromedari), la quale spesso è la sola disponibile. Tra i Mammiferi, alcuni Roditori (Caloprymnus campestris) vivono esclusivamente di semi secchi di vegetali, senza praticamente mai bere, essendo capaci di produrre acqua metabolica in quantità sufficiente. A ciò si aggiungano il loro ritmo di attività tipicamente notturno e la possibilità di concentrare al massimo le escrezioni, espellendo solo minime quantità di acqua. Altri Roditori xerobi, come d'altronde alcuni Uccelli, invece, dipendono in buona parte dall'acqua di accumulo dei fusti delle Cactacee e di altre piante succulente, che vengono assunte come cibo.

Distribuzione dei deserti

I deserti aridi sono distribuiti fra i 20 e i 30º di latitudine in entrambi gli emisferi, prevalentemente sulle coste occidentali dei continenti, ma possono estendersi anche a latitudini notevolmente più alte nell'interno dei continenti. Il Sahara è il maggior deserto del mondo con una superficie di 7.800.000 km² compresa nell'isoieta di 100 mm, ma fino a 9.000.000 di km² entro l'isoieta dei 250 mm. Aree tipiche del Sahara sono il deserto Libico (1.500.000 km²) e quello Nubiano (270.000 km²). Nell'Africa meridionale si trova il Kalahari (750.000 km²) che si collega verso W col deserto Namib che si estende lungo le coste della Namibia. L'Australia per il 44% è desertica: i deserti coprono oltre 3.500.000 km² e i più noti sono il Gran Deserto Sabbioso (400.000 km²), il Gran Deserto Vittoria (320.000 km²) e il deserto di Gibson (220.000 km²). L'Asia è ricca di deserti: nella Penisola Arabica i più vasti sono il Rub'al Khali (700.000 km²), il deserto Siriaco (330.000 km²), il Nafūd (150.000 km²). Quasi continue le aree desertiche del Turkestan occidentale che nell'insieme coprono una superficie di oltre 1.900.000 km²: le zone più tipiche sono il Kyzylkum (300.000 km²) e il Karakum (300.000 km²). Il Grande Deserto Indiano o deserto di Thar (260.000 km²) interessa l'Indianordoccidentale e il Pakistan; il deserto del Takla-Makan (400.000 km²) nella provincia cinese del Sinkiang Uighur comunica verso NE attraverso la depressione di Turfan con l'alta steppa desolata del Gobi (1.500.000 km²). Simile è il deserto iraniano (400.000 km²) con vaste zone aride e dune altissime, anche superiori ai 200 m. Le aree desertiche dell'America Settentrionale si stendono su 1.500.000 km²; le più note sono parte del Gran Bacino, il deserto di Mojave, il deserto di Gila, Sonora e Chihuahua. Nell'America Meridionale la maggiore area desertica è quella del deserto denominato patagonico (670.000 km²), anche se per lo più si estende più a N nella zona detta Monte. Il deserto di Atacama interessa il Cilesettentrionale e marginalmente il Perú; è il deserto più piccolo (132.000 km²) ma aridissimo: le precipitazioni sono inferiori ai 10 mm annui.

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