devoluzióne

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Lessico

sf. [sec. XVI; da devolvere]. Trasferimento di beni o diritti. In particolare, in diritto: devoluzione dei beni, destinazione dei beni delle persone giuridiche dopo che sia avvenuta la liquidazione delle stesse; devoluzione del fondo enfiteutico, in questo caso la legge stabilisce che i beni vengano devoluti “in conformità dell'atto costitutivo o dello statuto”; con altro significato la devoluzione consiste nel riacquisto da parte del concedente della piena disponibilità e godimento del fondo nel caso in cui l'enfiteuta compia gravi inadempienze, quali il deterioramento o il non miglioramento del fondo, o ritardi da almeno due anni il pagamento del canone.

Storia

Nel dibattito politico che ha caratterizzato gli anni a cavallo fra la fine del sec. XX e l'inizio del sec. XXI con il termine devoluzione si sono indicate alcune forme di delega di ampi poteri dei governi centrali a enti territoriali minori, senza rinunzia alla sovranità da parte dello Stato. La devoluzione può essere pertanto considerata un decentramento politico-amministrativo di tipo regionalistico, ma particolarmente esteso, e diversa dal federalismo. A differenza di quest'ultimo, infatti, essa consiste in una delega e non in una paritetica divisione di funzioni tra Stato ed enti infrastatali, i quali acquisiscono quindi solo l'esercizio e non anche la titolarità dei poteri trasferiti. Rimane comunque arduo fornire una definizione univoca della devoluzione: sia perché spesso presuppone per le comunità che la rivendicano o la ottengono una volontà di passare dallo Stato centralistico allo Stato federale, determinandosi così di fatto un'ibridazione politica di nozioni teoricamente distinte; sia perché in dottrina ci si riferisce indifferentemente a deleghe di attribuzioni tanto a uffici quanto a organismi governativi periferici o a enti od organizzazioni. Per la prima volta la dizione è stata usata nell'accezione corrente in relazione all'Irlanda dal leader dell'Irish National Party, John Redmond, nel 1898, ed è proprio in Gran Bretagna che si è avuto fino a ora l'unico esempio concreto di devoluzione, quello della Scozia. Autonomi dall'XI al XVII secolo e riuniti definitivamente all'Inghilterra solo nel 1707, con l'Atto di Unione, gli scozzesi hanno continuato a rappresentare e a sentirsi, non meno degli irlandesi, una nazione con una propria fisionomia statale. Solo nella seconda metà degli anni Settanta del Novecento, tuttavia, sotto l'influenza del successo elettorale conseguito dal Partito Nazionale Scozzese (1974), si avviava un primo progetto autonomistico. Naufragato questo, la Scozia otteneva nel 1998, dopo un referendum svoltosi l'anno precedente, l'istituzione di un Parlamento unicamerale e di un esecutivo titolari, in applicazione della regola della competenza residuale, di funzioni legislative e amministrative per quelle materie (ordinamento giudiziario e degli enti locali subordinati, istruzione, sviluppo economico, commercio, agricoltura, industria, ambiente, sanità ecc.) non attribuite in via esclusiva agli organismi centrali del Regno Unito. Anche se scarsa è l'autonomia fiscale e benché Londra conservi poteri d'inchiesta sulle attività dei ministri scozzesi (e altrettanto vale per i controlli finanziari e di gestione sull'amministrazione, affidati a un organo di nomina reale, seppur designato dal Parlamento scozzese), la devoluzione segna indubbiamente un rovesciamento del tradizionale centralismo dell'ordinamento britannico, privo oltretutto di un sistema regionalistico. Nello stesso 1998 forme più ridotte di autonomia sono state introdotte in Galles (con un'assemblea dotata solo di funzioni esecutive) e in Irlanda del Nord (con un'assemblea che ha poteri sia legislativi sia esecutivi), determinandosi un sistema asimmetrico con tre tipi diversi di devoluzione applicate a tre parti dello Stato ma non all'Inghilterra. Di devoluzione si è parlato anche a proposito della Corsica, da tempo scossa da spinte indipendentistiche; tuttavia è improprio parlare di devoluzione, giacché in discussione è la possibilità per l'isola di dotarsi di un'assemblea in grado di modificare e adattare le leggi francesi alle esigenze locali. In Italia la questione della devoluzione è stata messa al centro del confronto politico alla fine degli anni Novanta del sec. XX per opera della Lega Nord che, dopo aver manifestato intenti secessionisti, tornava a ispirarsi a programmi più moderatamente federalisti.

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