dicotomìa

sf. [sec. XVII; dal greco dichotomía, da dícha, in due parti+tomḗ, taglio]. Divisione in due parti. § In astronomia, fase della Luna e dei pianeti inferiori, Mercurio e Venere, nella quale questi corpi appaiono divisi esattamente in due parti, una illuminata dal Sole e l'altra in ombra. § In botanica, tipo di ramificazione nel quale l'apice caulinare si divide in due parti o rami, ciascuno dei quali è suscettibile di biforcarsi ripetutamente nel medesimo modo. È comune nelle Tallofite, dove deriva dalla divisione in due di una cellula apicale. Nelle piante superiori la vera dicotomia è fenomeno assai raro, mentre è comune la falsa dicotomia, dovuta all'arresto dello sviluppo della gemma apicale e allo sviluppo di due rami laterali. § In filosofia, divisione logica di un concetto in due (per lo più opposti); in particolare, uno degli argomenti di Zenone a sostegno dell'impossibilità del movimento: per andare dal punto A al punto B un mobile deve prima arrivare in C, a metà tra A e B; per arrivare in C deve prima arrivare in D, a metà tra A e C e così all'infinito. Ma l'infinito non è percorribile in un tempo finito. Quindi il movimento non è possibile. § In geologia, suddivisione laterale di uno strato o di una successione di strati in due o più “lingue” a seguito dell'inserimento di una o più unità stratigrafiche adiacenti, generalmente aventi composizione mineralogica o granulometrica diversa per variazioni laterali di facies. § In sociologia, distanza irriducibile fra due fatti sociali, i quali si contrappongono l'uno all'altro in maniera rigorosamente definita. La storia della sociologia presenta diverse dicotomie, la più nota delle quali si può considerare quella tra società e individuo, analizzata da E. Durkheim e da G. Tarde.