dilùvio

Indice

Lessico

sm. [sec. XIII; dal latino diluvíum].

1) Pioggia torrenziale. Per antonomasia, il diluvio universale o anche solo il diluvio, quello descritto nell'Antico Testamento. Fig,. calamità, catastrofe. Per estensione, quantità enorme: un diluvio di parole.

2) Lett. fig., invasione.

Religioni

Il racconto del diluvio universale, diffuso in tutti i continenti, giunge alla cultura occidentale attraverso la Bibbia, e, secondariamente, dalla mitologia greca. La narrazione biblica, contenuta in Genesi 6-8, parla di un'inondazione di tutta la Terra mandata da Dio per sterminare il genere umano, salvando il solo giusto Noè con la sua famiglia, cui toccherà il compito di ripopolare il mondo quando le acque si saranno ritirate e la Terra sarà resa di nuovo abitabile. La versione biblica si compone di due narrazioni ormai riunite dalla redazione: quella della fonte jahvistica e quella della fonte sacerdotale con una breve interpolazione redazionale in 7,8-9 e 17a. Le due narrazioni differiscono notevolmente: la prima parla di un fenomeno pluviale durato 40 giorni (cifra tonda per indicare “molti”), configurando una grande inondazione; la seconda vede scoppiare le fonti del grande abisso e aprirsi le cateratte del cielo, fenomeno di ritorno del Caos, che dura dal 17 del secondo mese dell'anno 600 di Noè fino all'1-1-601. Nella religione greca il mito del diluvio non ha particolare rilievo; se ne avevano diverse versioni, di cui la più nota è quella che ha per protagonisti Deucalione e Pirra, coppia superstite di un diluvio mandato da Zeus per distruggere gli uomini dell'Età del Bronzo: anche Deucalione, come Noè, si salva usando un'“arca” galleggiante sulle acque. Sia il racconto biblico sia il mito greco trovano le radici più lontane nella civiltà mesopotamica, dalla quale il tema del diluvio s'irradia verso l'India e oltre a oriente, e verso l'area mediterranea (Egitto, Fenicia, Grecia, ecc.). In Mesopotamia costituisce uno dei principali argomenti delle mitologie sumera e assiro-babilonese. Addirittura fondamentale sembrerebbe per l'ideologia religiosa sumera, in quanto il diluvio vi è inteso come l'evento sacro che divide qualitativamente il tempo in due parti: l'ante-diluviale e la post-diluviale. Scavi in Mesopotamia testimoniano di una grave alluvione verificatasi certamente verso il 2900 a. C., agli inizi del periodo protodinastico: tracce consistenti di questo diluvio sono presenti a Shuruppak, la città del diluvio secondo la leggenda mesopotamica di Utnapishtim, mentre quelle trovate a Ur appartengono a due diluvi molto più limitati, uno più recente e uno più antico di quello avvenuto a Shuruppak. Non altrettanto fondamentale è l'argomento nella posteriore letteratura assiro-babilonese che, tuttavia, fornisce maggiori ragguagli sulla vicenda mitica, soprattutto nel poema noto come L'epopea di Gilgamesh, dove si trova un racconto simile a quello biblico. La comparabilità delle tradizioni sul diluvio comporta considerazioni di ordine storico e di ordine fenomenologico. Sul piano della storia, oltre al problema delle vie e dei tempi di diffusione del racconto, a partire da una cultura originaria in cui avrebbe preso forma e significato, sono di fondamentale interesse le differenziazioni dallo schema comune, per la loro capacità di connotare e qualificare le culture che ne sono portatrici. Per esempio, ovvia sarà la differenza tra l'orientamento etico che attesta il racconto biblico (Dio che punisce i colpevoli e salva l'innocente) e l'orientamento attestato da un mito delle isole Figi dove si narra di due giovani che provocano il diluvio per avere ucciso l'uccello favorito di Dengei, l'Essere Supremo, e poi, mentre tutta l'umanità perisce sotto le acque, proprio essi vengono salvati dallo stesso Dengei. La “colpa” (o causa del diluvio) è già di per sé connotativa di una cultura: molto spesso, in racconti di culture primitive, il diluvio avviene per la rottura di un tabù, come effetto automatico e senza le implicazioni di un castigo. Ma c'è di più: si trovano miti in cui il diluvio non viene mandato neppure contro l'umanità, come accade in un mito indonesiano (isola di Nias) che parla di un'inondazione rivolta contro le montagne. Da un punto di vista fenomenologico è dato di astrarre dalle tradizioni sul diluvio l'idea di un ritorno alla fase aurorale del mondo (quando la Terra era ancora confusa con le acque, come appare in numerosi miti cosmogonici), inteso come un rinnovamento, una rigenerazione: una specie di grande bagno purificatore e restauratore delle energie originarie, fonte della rinascita o della nascita di un'umanità nuova. Tale idea comporta, almeno in potenza, una concezione ciclica del divenire: quasi che l'umanità perfetta delle origini si corrompesse con il passare del tempo e, a un dato momento, avesse bisogno di essere rigenerata per dar vita a un nuovo ciclo. Talvolta la concezione ciclica della storia è espressa compiutamente e allora il diluvio perde il suo carattere connotativo di fine-inizio delle diverse ere: è il caso della mitologia Maya che utilizza 3 diluvi per distinguere 4 ere del mondo, vissute da 4 diverse umanità.

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