disinfezióne

sf. [sec. XIX; da disinfettare]. Distruzione dei germi patogeni che può essere attuata con mezzi naturali e artificiali. I primi comprendono la luce solare (raggi ultravioletti), l'essiccamento (particolarmente sensibili a esso sono i virus del morbillo e il meningococco), la temperatura (superiore a 37 ºC), la concorrenza vitale (determinata da germi saprotrofionfronti dei patogeni), la batteriofagia (batteriofaghi antitifo, anticoli, anticolera), diluizione (riduzione della carica batterica). La disinfezione artificiale si ottiene con agenti chimici, fisici e meccanici. La disinfezione chimica viene effettuata per mezzo di disinfettanti chimici organici o inorganici; la disinfezione fisica, con calore secco, aria calda, vapore acqueo, acqua in ebollizione, ecc.; la disinfezione meccanica, mediante filtri che trattengono i microbi (per esempio, la potabilizzazione dell'acqua). La disinfezione delle ferite viene eseguita cospargendo sulle stesse disinfettanti (alcol a 70º, acqua ossigenata, tintura di iodio, ecc.); la disinfezione degli ambienti e degli oggetti d'uso comune, durante e dopo la malattia, con mezzi chimici. La disinfezione continua, è quella che viene effettuata durante il decorso di una malattia infettiva e che deve essere proseguita durante la convalescenza, quando il soggetto elimina ancora germi (portatore convalescente). La disinfezione terminale riguarda la disinfezione e la distruzione di materiale infetto dopo la morte o la guarigione di un paziente da una malattia infettiva. La disinfezione periodica viene eseguita in particolari circostanze (scuole, alberghi, ospedali, navi, treni, ecc.). Stazione di disinfezione, stabilimento in cui viene effettuata la disinfezione di tutto il materiale che non può essere facilmente disinfettato a domicilio (materassi, coperte, tappeti, ecc.).

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