dissenterìa

sf. [sec. XIX; dal greco dysentería, tramite il latino dysentería]. Termine medico generico riferito ai vari disturbi dell'intestino caratterizzati da dolori addominali di varia intensità, tenesmo rettale, frequenti e numerose evacuazioni di feci miste a materiale ematico e mucoso. Gli agenti causali sono microrganismi (Batteri, Protozoi, Vermi, Parassiti) o sostanze chimiche irritanti (abuso di antibiotici, ecc.). Le forme principali sono la dissenteria amebica e quella bacillare. La forma amebica è sostenuta da un protozoo, l'Entamoeba Histolytica, che si annida nella mucosa intestinale e la lesiona con formazione di ulcere (vedi anche amebiasi). La forma bacillare riconosce come fattore eziologico batteri del genere Shigella e si palesa con un quadro di colite acuta, sovente con ampia diffusione epidemica per lo più in aree tropicali e in collettività con predilezione per i bambini che sono i più colpiti e con possibilità di ricaduta in quanto la malattia lascia un'immunità di breve durata. La diffusione avviene con le feci di malati, convalescenti e portatori sani; le mosche rappresentano dei vettori meccanici, mentre scadenti condizioni igieniche sono fattori favorenti. L'arrivo dei germi nell'intestino avviene tramite la via gastrica. Il quadro sintomatologico è quello della dissenteria anche epidemica con ipertermia e sintomi neurologici (convulsioni) e meningei soprattutto nei bambini; la diarrea è violenta con numerosissime (anche parecchie decine) scariche quotidiane di materiale liquido con muco, pus e sangue; i dolori addominali sono crampiformi e accompagnati da tenesmo rettale e vomito; i segni dello squilibrio idro-elettrolitico sono talmente gravi da portare all'ipotensione grave e al collasso. La terapia è medica basata sull'uso di antibiotici con la correzione idro-elettrolitica e il sostegno dell'apparato cardiovascolare (cardiotonici e analettici).

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