divisóre

Indice

Lessico

sm. [sec. XVI; dal latino divīsor-ōris].

1) Chi, che divide. In particolare: A) in una divisione tra due numeri, due polinomi, ecc., il secondo dei due termini, cioè il termine per cui si divide. Per esempio, nella divisione 20:4=5, il numero 4 è il divisore; nella divisione tra polinomi (x²-1) : (x-1)=x+1, il polinomio x-1 è il divisore. Si dice divisore di un numero intero a un numero intero b per cui si ha a=b∤c per qualche numero intero c. Per esempio 3 è divisore di 12. Un numero intero a, avente come divisore solamente i numeri 1 e a stesso, si dice primo. Il massimo comun divisore di due o più numeri interi è il più grande dei loro divisori comuni. Se il massimo comun divisore di due o più numeri è uguale a 1, i numeri si dicono primi tra loro. Per esempio, i numeri 4 e 21 sono primi tra loro. B) In algebra, è detto divisore dello zero, a destra, in un anelloA, ogni elemento d diverso dallo zero dell'anello, tale che esista un elemento non nullo per cui d´∤d=0. Analoga definizione si ha per i divisori d´´ dello zero a sinistra: d∤d‟=0. Nell'anello degli interi, cioè nell'aritmetica ordinaria, vale la legge di annullamento del prodotto, cioè un prodotto è zero se e soltanto se almeno uno dei due fattori è nullo, e pertanto non vi sono divisori dello zero. Nell'anello delle matrici quadrate vi sono invece divisori dello zero. Si ha, per esempio:

e quindi ambedue le matrici sono divisori dello zero. In generale, ogni matrice avente determinante nullo è divisore dello zero. C) In elettrotecnica, divisore di tensione, sinonimo di partitore di tensione. In elettronica, divisore di frequenza, lo stesso che demoltiplicatore. D) Nelle epigrafi antiche, più regolarmente in quelle latine, meno nelle greche, si usarono spesso segni divisori tra parola e parola. Nelle epigrafi greche si trovano di solito: un trattino verticale, due o tre punti posti verticalmente (di rado un punto solo, talvolta quattro o più, disposti anche secondo vari disegni), un semicerchio. Nelle iscrizioni latine il segno più comune era un punto solo, di forma triangolare, tonda o quadrata; in età arcaica furono usati talvolta due o tre punti posti verticalmente; in età imperiale segni a forma di foglia di palma o, più spesso, d'edera.

2) Nella tecnica, apparecchio ausiliario di cui vengono dotate le fresatrici per eseguire fresature rettilinee distanziate tra loro di valori angolari determinati, o per eseguire fresature elicoidali.

3) Nell'industria tessile, il peso in grammi di filato necessario per l'allestimento di un metro di tessuto.

Tecnica

Nel caso di semplici divisioni angolari, il divisore è costituito da un mandrino sul quale è fissata una ruota elicoidale, generalmente con 40 denti, che ingrana con una vite senza fine. Sull'asse della vite è fissata una manovella che porta una spina a molla, la quale può essere inserita in uno dei fori disposti su diverse circonferenze concentriche, su un disco. Poiché i fori di ciascuna serie sono equidistanti tra loro, se f è il numero dei fori di una serie, per quella serie si hanno f angoli al centro (o intervallati tra foro e foro) uguali. Riferendo il moto della manovella a questi fori è possibile far girare il mandrino del divisore, e quindi il pezzo, di una frazione assegnata di angolo giro. Per esempio, se i fori disposti lungo una circonferenza sono 18, poiché a un'intera rotazione della manovella corrisponde una rotazione della ruota elicoidale, e quindi del pezzo in lavorazione, di 1/40 di angolo giro, allo spostamento della manovella da un foro al successivo corrisponde una rotazione del pezzo di 1/(40 ∤ 18)=1/720 di angolo giro. Per facilitare lo spostamento della manovella sul disco divisore sempre dello stesso angolo, definito da un numero x di fori di una determinata serie, il divisore è provvisto di un compasso formato da due bracci o alidade, girevoli intorno all'asse comune del disco e della manovella. Poiché per praticità le serie di fori f sono limitate, capita talvolta che il numero di divisioni da eseguire sia tale che si dovrebbe fermare la spina della manovella a una frazione dell'intervallo tra un foro e il foro successivo. Dato che ciò non è possibile, dovendo la spina essere inserita necessariamente in un foro del disco, si applica al divisore un ruotismo di divisione differenziale. In tal modo, mentre si fa ruotare la manovella, il disco, anziché restare fermo, viene fatto ruotare in modo da compiere la frazione di giro corrispondente alla distanza della spina dal foro della serie. Il moto del disco viene derivato dal mandrino e può essere concorde o discorde con quello della manovella. Per lavori in serie ad alta velocità e di massima precisione si adottano generalmente particolari divisori muniti di lettore ottico.

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