divisionismo

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sm. [sec. XIX; da divisione]. Movimento pittorico nato in Francia attorno al 1884 con il nome di neoimpressionismo. Esso sviluppa su basi scientifiche e sistematiche gli interessi per i processi ottico-visuali già empiricamente perseguiti dall'impressionismo e connessi all'invenzione della fotografia. Partendo dalle leggi formulate da Chevreul nel 1838 sull'interazione dei colori adiacenti, e riprese da Helmholtz (1867) e da Rood (1881), i divisionisti elaborano una pittura basata sull'uso di colori puri (“divisi”) e complementari, mai mescolati fra loro, ma giustapposti in pennellate minute, talora puntiformi, in modo da affidare all'occhio dello spettatore il compito di fonderne le radiazioni luminose. Tale tecnica produce nell'immagine effetti di grande luminosità e brillantezza cromatica, ma l'elaborazione teorica annulla al tempo stesso l'immediatezza della sensazione visiva; in tal modo, pur rimanendo aderente al plein air degli impressionisti, la tematica divisionista si concreta in immagini innaturali e fuori del tempo (tale autonomia dalla natura costituisce un necessario precedente del fauvismo). Teorico del divisionismo fu P. Signac, nelle cui tele la gaia tessitura coloristica si anima di oscillazioni e vibrazioni dinamiche, trasformandosi in autonomo stimolo visivo (Costa azzurra, 1884, L'Aia, Gemeentemuseum). Il massimo esponente del gruppo fu G.-P. Seurat; in lui l'impegno programmatico s'interiorizza in una sorta di misticismo razionale, che attribuisce all'armonia estetica una simbologia psicologica (Una domenica pomeriggio all'isola della Grande Jatte, 1884-86, Chicago, Art Institute). Fra gli altri seguaci del divisionismo: C. Angrand, M. Luce, A. Dubois-Pillet, Th. van Rijsselberghe. Dalla Francia tale movimento si diffuse in Olanda, Inghilterra, Belgio e Italia. A Milano esso fu ripreso da G. Segantini, G. Previati, G. Pellizza da Volpedo, A. Morbelli, V. Grubicy e molti altri, che tuttavia lo ridussero a vuota formula tecnica, al servizio d'una tematica di volta in volta simbolista, storico-allegorica, politico-sociale (G. Segantini, L'amore alle fonti della vita, 1896, Milano, Galleria d'Arte Moderna). Dallo studio divisionista delle vibrazioni luminose ha preso le mosse la ricerca futurista di Boccioni, Balla, Carrà, Severini.

Bibliografia

E. Verhaeren, Sensations, Parigi, 1927; F. Féneon, Oeuvres, 1948; J. Rewald, Postimpressionism from Van Gogh to Gauguin, New York, 1956; W. Jnnes Homer, Seurat and the Science of Painting, Cambridge (Massachusetts), 1964; F. Bellonzi, T. Fiori, Archivi del divisionismo, Roma, 1968; M. T. Benedetti, Divisionismo romano, Roma, 1989.

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