draga

sf. [sec. XIX; dall'inglese drag]. Macchina che viene sistemata a terra o più spesso costituente un complesso galleggiante, per l'esecuzione di scavi subacquei a profondità moderata e il contemporaneo recupero del materiale asportato. Le draghe possono essere ad azione continua o ad azione discontinua. Le prime comprendono le draghe ad aspirazione e quelle a tazze. Le draghe ad aspirazione, impiegate in canali, bonifiche, nonché in mare aperto (quando sono semoventi), sono provviste di un grosso tubo d'aspirazione, snodato, la cui bocca può essere portata a toccare il fondo. Quando questo è relativamente compatto, la bocca è provvista di un disgregatore, generalmente costituito da una gabbia rotante. Il materiale di scavo, misto all'acqua, viene aspirato di solito per mezzo di pompe centrifughe e scaricato a bordo della draga entro apposite casse a fondo apribile, oppure sistemato su bettoline, o trasferito, ancora in sospensione, per mezzo di una tubazione di scarico, in zone distanti anche qualche chilometro. La profondità di scavo non supera di solito i 25 metri. Le draghe a tazze, dette anche a noria o a secchia, hanno una catena continua che porta un certo numero di grosse e robuste tazze a bordo tagliente, equidistanziate, ciascuna con capacità di circa un metro cubo. La catena, azionata meccanicamente, porta le tazze a lambire il fondo; il bordo opera l'escavazione e nella tazza si deposita il materiale di scavo. Vengono impiegate su fondali compatti o contenenti ciottoli, ghiaia, ecc. Fra le draghe ad azione intermittente vanno citate quelle a badilone e quelle a benna. Le prime hanno un braccio mobile che porta una cucchiaia della capacità sino a ca. 6 m3 e vengono impiegate in acque ristrette o in fondali compatti, con ciottoli, radici, ecc. Le draghe a benna, usate in genere per lavori localizzati o speciali, sono attrezzate con benne di diversi tipi e potenzialità.

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