elettrocardiògrafo

sm. [sec. XX; da elettrocardiografia]. Apparecchio che registra le correnti elettriche create dalla contrazione cardiaca. La derivazione dei potenziali elettrici cardiaci avviene mediante elettrodi che vengono applicati sul corpo del paziente in posizioni diverse, in relazione alle derivazioni usate e alle regioni cardiache che si vogliono studiare. I potenziali bioelettrici così registrati vengono proiettati su una pellicola o, amplificati, mettono in azione una penna scrivente che traccia una serie di onde costituenti quello che viene comunemente definito tracciato elettrocardiografico (elettrocardiogramma). L'elettrocardiografo solitamente usato in condizioni ambulatoriali o domiciliari è fornito di 1-3 penne scriventi, con una velocità di registrazione che varia da 15 a 50 mm/s; le frequenze variano da 0,2 a 150 Hz per quelli a penna e da 0,2 a 1000 Hz per quelli a registrazione fotografica. Per mezzo degli elettrocardiografi complessi (con 8-12 canali) vengono contemporaneamente studiati i processi cardiaci, respiratori, circolatori, i dati ossiemetrici, ecc.

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