Lessico

Sf. [sec. XVI; dal greco epopoïia].

1) Componimento narrativo, di regola esteso e in versi, che celebra imprese straordinarie, compiute in un passato leggendario, da uno o più eroi che impersonano il carattere nazionale di un popolo.

2) Genere letterario, complesso dei poemi epici di una letteratura o di un popolo. Per estensione, serie di imprese eroiche, degne della poesia epica: epopea risorgimentale.

Letteratura: generalità

Elemento comune dei poemi epici è il ricorso al meraviglioso, l'intervento costante di personaggi soprannaturali (dei, angeli o santi). Lo stile, in genere elevato, si giova spesso di una vigoria popolaresca, anche perché l'epopea esprime, oppure rielabora letterariamente, tradizioni popolari: si ha in questo caso l'epopea tradizionale, che si deve distinguere dall'epopea riflessa, che è opera di un singolo poeta.

Letteratura: l'antico Oriente

La più antica epopea orientale è quella costituita dai poemi egiziani sui faraoni (celebre, in particolare, il poema sulla battaglia di Qadesh, vinta dal faraone Ramesse II nel 1294 a. C. ca.) e dalla letteratura mesopotamica di ispirazione religiosa, che ha il suo capolavoro nell'Epopea di Gilgamesh, scritta in caratteri cuneiformi intorno al 2000 a. C. Elementi epici non mancano nella Bibbia; e una vasta letteratura epica è stata di recente scoperta a Ugarit, in Siria. Numerose sono le componenti epiche della letteratura araba antica; ma gli Arabi, come anche gli Ebrei, non ebbero consapevolezza letteraria del genere epico, che è quasi del tutto sconosciuto nelle letterature dell'Estremo Oriente. Ricca è invece l'epopea indiana, rappresentata soprattutto da due grandiosi e fantasiosi poemi, il Mahābhārata e il Rāmāyana; splendida è l'epopea persiana, rappresentata soprattutto dal Libro dei re, scritto da Firdusi nel sec. X, sulla base di leggende assai più antiche.

Letteratura: l'età classica

La guerra di Troia e il ritorno in patria dei vittoriosi eroi greci sono i temi centrali dell'epopea greca, che ha i suoi modelli nell'Iliade e nell', i due poemi attribuiti a Omero, forse derivati da precedenti canti epico-lirici, elaborati secoli addietro presso le popolazioni eoliche, e continuati dalla mediocre “poesia ciclica”. L'epopea didattica fece la sua apparizione con Le opere e i giorni di Esiodo, che, inoltre, nella Teogonia cantò le origini dell'universo e le stirpi degli dei. Con l'età alessandrina sorse l'epopea colta ed erudita, esemplificata nelle Argonautiche di Apollonio Rodio; a lui si oppose l'alessandrino Callimaco, che propose invece poemetti epici brevi e raffinati (epilli). L'immensa congerie di leggende epiche ha porto materia ai quarantotto libri del poema di Nonno di Panopoli nel sec. V d. C. L'epopea latina ebbe forse originariamente una sua autonoma serie di leggende (i carmi conviviali, documentati in modo incerto), ma il carattere che in essa prevalse fu quello di epopea storica, parallela in certo modo alla storiografia, con un doppio contenuto, favoloso per la parte che riguarda le prime origini della città, e storico per la parte seguente che ha l'intento di glorificare personaggi reali della storia romana. § Mentre Livio Andronico si limitò a tradurre in verso saturnio l'Odissea, Nevio creò, con il Bellum Poenicum, l'epopea nazionale ed Ennio cantò negli Annali la storia romana dalle sue origini. Nell'Eneide, Virgilio utilizzò echi omerici per esprimere in chiave mitica il sentimento nuovo della grandezza della Roma augustea. Poemi storici, più che epici, sono la Farsaglia di Lucano e le Puniche di Silio Italico, mentre il modello mitologico greco ha influito sulle Argonautiche di Valerio Flacco e sulla Tebaide e l'Achilleide di Stazio. Epigono dell'epopea è Claudio Claudiano, nei cui poemi l'idea di Roma imperiale, madre di civiltà a tutte le genti, è celebrata con schietta ispirazione.

Letteratura: il Medioevo

Le tradizioni mitologiche ed eroiche dei popoli barbari, fuse con il cristianesimo, costituiscono il germe di una rigogliosa epopea. Particolarmente ricca la poesia epica germanica, che trasse spunto da fatti avvenuti all'epoca delle trasmigrazioni dei popoli (Goti, Burgundi, Unni, Anglosassoni, Scandinavi) dalla Germania alle regioni romane, e cantò le lotte fra grandi personaggi desiderosi di gloria, di vendetta, di amore (particolarmente importanti l'anglosassone Beowulf del sec. VIII, l'Edda dei sec. VII-XIII, il Nibelungenlied del sec. XIII). Nei Paesi romanzi l'epopea si sviluppò soprattutto in Francia (dal sec. XI) con le chansons de geste (canzoni di gesta), mentre in Spagna, nell'ambiente feudale castigliano, si cantò la lotta per la liberazione della patria dai Mori, che fu anche la lotta per la cristianità (Cantar de mio Cid) con realismo particolarmente vivo. La Russia ha la sua epopea nel Canto di Igor (di anonimo del sec. XII), che celebra la lotta contro gli invasori orientali pagani per il trionfo del cristianesimo, e nelle byline. Variante slavo-meridionale delle byline russe sono i canti epici serbocroati che risalgono probabilmente alla seconda metà del sec. XIV, al periodo cioè immediatamente successivo ai grandi avvenimenti storici che sconvolsero la regione. Trasmessi dalla tradizione orale, solo nel 1814-15 vennero raccolti e portati a conoscenza dell'Europa colta, che li apprezzò molto. In Francia appare, a partire dal sec. XIII, l'epopea cavalleresca con i cicli classico e bretone. Il romanzo cavalleresco, quale prende forma nell'opera di Chrétien de Troyes attraverso le enigmatiche vicende offerte dalla materia bretone alla più matura civiltà cortese, di cui lo stesso poeta sarà interprete, si sviluppa sia in senso avventuroso-fantastico (specialmente in Inghilterra con G. Chaucer) sia (specialmente in Germania, con Hartmann von Aue, Wolfram von Eschenbach, Gottfried von Strassburg) in senso etico-religioso. L'Italia riprese l'epopea carolingia creando presto nuove forme, che furono chiamate piuttosto cavalleresche che epiche, con Pulci, Boiardo, Ariosto. Il Trecento offre due notevoli tentativi con l'Africa petrarchesca in latino (modello l'Eneide di Virgilio) e la Teseida boccaccesca in lingua volgare e nel nuovo metro dell'ottava. Il gusto umanistico fece prevalere nel Quattrocento l'epopea latina con argomenti spesso tratti dalla storia contemporanea (Sphortias di Francesco Filelfo) o dai testi religiosi (De partu Virginis del Sannazaro).

Letteratura: dal Cinquecento al Novecento

Nel Cinquecento si tentò con maggior decisione di costruire il poema epico in volgare seguendo la precisione storica, le regole di Aristotele e il modello di Omero (Italia liberata dai Goti del Trissino). Nello stesso secolo, in Francia, Ronsard tentò di tradurre in termini moderni il poema epico classico con la Franciade, e il portoghese Camões con maggiore originalità espresse in forme epiche l'eroismo dei navigatori portoghesi (Lusiadas). La Gerusalemme del Tasso costituisce in Italia il modello dell'epopea (ma durante il sec. XVII nacque un famoso poema mitologico, l'Adone del Marino), mentre in Inghilterra il poema religioso in lingua moderna, già tentato da Tasso, raggiunse il livello della grande arte con il Paradise Lost di Milton. Nel Settecento i tentativi epici costituiti dalle Visioni di Alfonso Varano si rivolsero anche a Dante e alla Bibbia, mentre in Francia Voltaire con l'Henriade insisté sul modello classicistico, in Germania Klopstock con il Messias ritentò il poema religioso e Goethe con Hermann und Dorothea cercò di tradurre l'epopea in termini concreti e borghesi. In Italia il gusto neoclassico e le imprese napoleoniche resuscitarono in forme vistose l'epopea nel primo Ottocento (poemi del Cesarotti e del Monti); il romanticismo con il gusto della storia generò un ultimo tentativo di poema storico (I Lombardi alla prima crociata di T. Grossi) e immise la passione risorgimentale in componimenti epico-lirici (per esempio, nei Profughi di Parga e nelle Fantasie di G. Berchet). All'epopea tornò Carducci che espresse un vigoroso senso della storia con la Canzone di Legnano e la serie di sonetti del Ça ira (un tentativo contemporaneo di epopea popolaresca in lingua dialettale sono le collane di sonetti Villa Gloria, La scoperta dell'America, Storia nostra del Pascarella); ultimi tentativi di poesia che, per vari legami si può definire epica, sono stati in Italia quelli di D'Annunzio (IV libro delle Laudi, che contiene le Canzoni delle gesta d'oltremare) e di Pascoli (Odi e Inni, Poemi del Risorgimento, Canzoni di Re Enzio).

Bibliografia

Per l'epopea greco-romana

S. Costanza (a cura di), Poesia epica greca e latina, Catanzaro, 1988.

Per l'epopea germanica

H. Schneider, Germanische Heldensage, Berlino, 1928.

Per l'epopea romanza

C. M. Bowra, Heroic Poetry, Londra, 1952; L. Cellier, L'épopée humanitaire et les grands mythes romantiques, Parigi, 1971; D. Maskell, The Historical Epic in France: 1500-1700, Londra, 1973; W. Calin, A. Muse for Heroes. Nine Centuries of the Epic in France, Toronto, 1984.

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