Descrizione generale

Situazione in cui l'agente o gli agenti a cui ci si riferisce sono in grado di soddisfare pienamente i propri bisogni economici. Nel caso che ci si riferisca a un sistema economico, in cui più agenti interagiscono, è essenziale la nozione di mutua compatibilità dei piani economici formulati indipendentemente da ciascun singolo. Venendo alle specifiche accezioni, per equilibrio del consumatore (o del produttore) si intende la situazione in cui il consumatore (il produttore) massimizza l'utilità (il profitto) tenendo conto del vincolo di bilancio (del vincolo tecnologico). Tale situazione viene realizzata per il consumatore allorché i tassi marginali di sostituzione dei beni risultino uguali ai corrispondenti prezzi relativi. Per il produttore invece, la condizione di equilibrio è di norma realizzata quando il ricavo marginale uguaglia il costo marginale. Tuttavia questa regola non vale quando il produttore operi su mercati pienamente concorrenziali e lavori con una tecnologia a costo marginale costante. In tal caso il modello non produce una soluzione interna; la quantità da produrre che rende massimo il suo profitto è in questo specifico caso quella massima possibile, dato il vincolo della capacità produttiva.

Teorie dell'equilibrio di mercato

Per equilibrio di mercato si intende quella situazione in cui qualunque agente che domanda o offre il bene considerato sia soddisfatto nei propri desideri economici. La condizione perché questo si verifichi è che la domanda globale sia uguale all'offerta corrispondente. In questa ottica, seguendo la metodologia elaborata da A. Marshall, si prescinde dalle possibili interazioni tra il mercato considerato e gli altri mercati esistenti. Tale metodologia è nota come approccio di equilibrio parziale; allorché invece vengano considerati i legami esistenti tra i diversi mercati nel raggiungimento dell'equilibrio, si parla di approccio di equilibrio generale. In questo secondo approccio, notevoli gli studi di G. Cassel, L. Walras, V. Pareto, E. Barone, G. Debreu, K. Arrow e F. Hahn. La condizione di equilibrio generale è che su tutti i mercati esistenti si realizzi simultaneamente l'uguaglianza tra domanda e offerta. Una questione particolarmente importante riguarda il modo con cui i mercati realizzano l'equilibrio. Se si suppone che i mercati funzionano secondo lo schema della concorrenza perfetta, allora si deve concludere, in linea con la legge di Say, che la piena flessibilità dei prezzi insieme all'assenza di forme di tesaurizzazione della moneta, conducono alla rimozione di qualsiasi tipo di squilibrio. Tutte le risorse produttive verranno sempre pienamente impiegate (l'economia si sviluppa cioè in piena occupazione). Se viceversa si suppone, così come si è fatto a partire da Keynes, che i mercati funzionano secondo regole di concorrenza imperfetta, allora i prezzi sono variabili, lenti nell'aggiustamento, rigidi nel caso estremo, ed è quindi concepibile la persistenza di squilibri quali per esempio la disoccupazione. È noto il concetto di equilibrio di sotto-occupazione elaborato da Keynes, secondo cui un sistema economico si può sviluppare in equilibrio sul mercato dei beni ma senza occupare tutte le risorse produttive esistenti, a motivo di una insufficiente domanda di beni. Nel caso estremo di prezzi rigidi, si è sviluppata una letteratura volta allo studio dei meccanismi di equilibrio attraverso le quantità. Tali studi, basati sull'idea del razionamento degli agenti, possono essere inquadrati nel filone dei modelli di equilibrio non-walrasiano. Nell'ambito della teoria dei giochi infine, sono state elaborate diverse accezioni di equilibrio, che vanno distinte a seconda delle ipotesi effettuate, sulla variabile o sulle variabili su cui gli agenti competono, sul tipo di congettura effettuata sul comportamento dei rivali, sulla ripetitività o meno del gioco, sull'ammontare di informazioni che gli agenti hanno a disposizione, ecc. Tra le più note accezioni di equilibrio, vi sono quelle di Cournot-Nash, di Bertrand e di Stackelberg. Il concetto di Cournot-Nash è stato poi oggetto di successivi studi e miglioramenti che hanno dato luogo alla nozione di equilibrio perfetto (subgame perfect equilibrium) e di equilibrio bayesiano.

Teoria dell'equilibrio aziendale

Il moderno approccio seguito negli studi di economia aziendale ha condotto a concepire l'azienda come un sistema formato da un insieme di particolari legati da rapporti di causalità e di interconnessione estesi nello spazio e nel tempo; la concezione dell'azienda come sistema cibernetico, ultracomplesso, aperto all'ambiente esterno, dinamico, probabilistico e instabile ha consentito l'applicazione della teoria generale dei sistemi allo studio dei fenomeni aziendali e, quindi, l'elaborazione della teoria dell'equilibrio aziendale. Tale teoria, esprimendo la convenienza a istituire, ovvero a mantenere in vita l'impresa, pone come obiettivo ultimo dell'azienda il raggiungimento di risultati ottimali di operatività intesi come condizioni generali del sistema azienda, ovvero come condizioni riferibili alle singole aree gestionali astrattamente individuabili. Le condizioni settoriali dell'equilibrio possono essere definite con riferimento: al settore economico in cui vengono poste congrue relazioni tra costi e ricavi da cui possa derivare un risultato reddituale soddisfacente; al settore patrimoniale in cui vengono correlati il fabbisogno di finanziamento e la relativa copertura; al settore finanziario, in cui si esprime una condizione di continuità nei flussi finanziari; al settore monetario che esprime anch'esso una condizione di continuità riferita al flusso delle risorse monetarie. Il verificarsi delle condizioni settoriali dell'equilibrio può essere riferito al breve periodo, e allora esse vengono definite condizioni particolari, ovvero al lungo periodo, nel qual caso esse vengono definite condizioni fondamentali; in tal modo, il verificarsi delle condizioni particolari è presupposto necessario, se si escludono casi limitati riferiti a brevi periodi, per il verificarsi di quelle fondamentali; il significato attribuibile all'equilibrio aziendale viene definito dalla considerazione dei legami che avvincono nello spazio e nel tempo le singole variabili componenti le equazioni particolari e fondamentali, tanto che l'equilibrio stesso può essere visto come l'insieme di condizioni presunte di un moto prospettico di natura dinamica (a causa dei legami temporali che intercorrono tra le variabili aziendali) e tendenziale, in quanto finalizzato al mantenimento e al miglioramento di un livello di redditività ritenibile soddisfacente. Le condizioni di equilibrio risultano determinate dall'interagire di un insieme di elementi definiti come fattori di vita, d'impulso e di sviluppo, riconducibili essenzialmente a quattro raggruppamenti: 1) il fattore capitale, comprendente le risorse finanziarie a vario titolo investite nell'azienda; 2) il fattore energie umane, relativo all'elemento personale operante nell'azienda; 3) il fattore organizzativo, che attiene all'insieme dei rapporti di integrazione tra il fattore capitale e il fattore energie umane; 4) il fattore ambiente, che può essere inteso come l'insieme delle influenze provocate dai mercati, dal progresso tecnologico e dallo stato delle istituzioni. L'interagire di tali fattori definisce gli elementi identificativi dell'impresa, di valenza squisitamente qualitativa, definiti come i profili dell'azienda, ossia i segni distintivi la cui analisi consente l'applicazione della teoria dell'equilibrio alle aziende concretamente operanti. Alla teoria dell'equilibrio aziendale, primo ordine di principi in economia aziendale, e ai profili d'impresa, secondo ordine di principi, è stato affiancato un terzo ordine consistente nella funzione autorigeneratrice degli investimenti, intesa come capacità di rigenerare continuamente i processi produttivi posti in essere; in tal modo, si ridefinisce il fine ultimo dell'azienda: essa deve tendere alla predisposizione di un reticolo favorevole di profili che, come causa promozionale, le consenta di raggiungere condizioni integrate di equilibrio grazie alle quali possa rigenerare le risorse impiegate originariamente e ricreare il proprio processo produttivo.

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