ermètico

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agg. e sm. (pl. m. -ci) [sec. XVII; dal greco Hermētikós, propr. di Ermete, con rif. alla sua funzione di interprete e messaggero delle arcane leggi divine].

1) Agg., proprio di Ermete Trismegisto e delle sue dottrine.

2) Per estensione, detto di ogni contenitore perfettamente chiuso o isolato. Fig., impenetrabile, enigmatico: una lettera ermetica, un sorriso ermetico.

3) Proprio del movimento poetico e culturale dell'ermetismo: poesia ermetica, critica ermetica.

4) Sm., lett., scrittore che si ispira alle teorie e ai canoni dell'ermetismo: “Al tempo degli ermetici” (Alvaro). § Scritti ermetici, insieme di 17 lógoi (trattati) conosciuti come Corpus hermeticum, di un dialogo, intitolato Asclepio, del quale si possiede una traduzione latina, e di 26 estratti che si trovano nelle opere di Stobeo. Sono trattatelli, in cui Ermete Trismegisto espone ai suoi discepoli una dottrina (misto di platonismo, aristotelismo e stoicismo) sulla conoscenza di Dio, la genesi del mondo, la caduta dell'anima e la sua ascesa a Dio. Nella loro maggioranza sono un prodotto dei primi secoli del cristianesimo.

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