Definizione

sm. [sec. XVI; da esarca]. Territorio (o circoscrizione ecclesiastica) dipendente da un esarca; anche l'ufficio e la durata in carica di un esarca.

In Italia

L'esarcato fu istituito per consolidare la difesa del Paese progressivamente invaso dai Longobardi a datare dal 568. Il primo esarca di cui si ha notizia certa, Smaragdo, governò dal 584 al 589 e dal 602 al 611; ma poteri uguali, pur non portandone forse il titolo, ebbero i suoi predecessori dopo Narsete. Dall'esarca, che risiedeva a Ravenna nell'antico palazzo imperiale, dipendevano direttamente: l'esarcato propriamente detto, compreso tra il corso inferiore dell'Adige, l'Appennino, la Marecchia e l'Adriatico e a N il litorale fino alla Laguna Veneta inclusa; la Pentapoli, corrispondente approssimativamente alle Marche e a parte dell'Umbria; parte dell'entroterra veneto e la Riviera ligure dal Varo alla Magra fino all'occupazione longobarda (verso la metà del sec. VII); indirettamente, per il tramite dei duchi, Roma, Napoli, Amalfi, la parte meridionale delle Puglie e dell'attuale Calabria. La Sicilia era governata da un patricius direttamente dipendente dall'imperatore; Sardegna e Corsica dipendevano dall'esarca d'Africa. L'esarcato, con la capitale Ravenna, le città di Ferrara e Bologna, la fertile pianura romagnola (il nome Romagna ricorda tuttora la dominazione dei Bizantini, che si chiamavano Romani, in contrapposizione ai barbari), era il cuore e il cardine dell'Italia imperiale, e gli esarchi lo governarono e lo difesero con particolare zelo. Spesso, a partire dalla metà del sec. VII, quando gli imperatori furono costretti ad allentare il controllo dell'Italia settentrionale e a subordinarla, per la difesa dei loro interessi mediterranei compromessi dall'avanzata araba, all'Italia meridionale e alla Sicilia, svolsero una politica personale, indipendente da quella dell'imperatore e anche in contrasto con essa. In Italia si succedettero 17 esarchi, ma la serie presenta qualche interruzione, avendone talvolta gli imperatori avocato a sé i poteri. Con l'occupazione longobarda, compiuta da Astolfo, e la caduta di Ravenna, mentre era esarca Eutichio, l'esarcato d'Italia cessò di esistere (751), ma il nome sopravvisse per designare la regione sopraddetta col suo centro a Ravenna.

In Africa

L'esarcato con sede a Cartagine fu istituito contemporaneamente a quello d'Italia verso la fine del sec. VI (il primo esarca, Gennadio, figura in un documento del 591). Esso comprendeva gli attuali Marocco, Algeria, Tunisia, Tripolitania, le Baleari, la Sardegna e la Corsica, che avevano formato l'antico regno dei Vandali riconquistato da Giustiniano, e una parte della Spagna meridionale (la Betica), riconquistata pure da Giustiniano a spese del regno dei Visigoti. Gli esarchi d'Africa, come quelli d'Italia, governarono spesso in piena indipendenza; uno di loro, Eraclio, si ribellò all'imperatore Foca e portò con le armi il figlio, pure di nome Eraclio, all'impero (610). L'esarcato d'Africa sostenne un duro compito difensivo contro i Berberi del retroterra e, dalla metà del sec. VII, contro gli Arabi insediati dal 642 in Egitto; il suo presidio più valido fu la flotta. Dalla metà del sec. VII in poi l'esarcato cadde progressivamente in possesso degli Arabi, che tra il 660 e il 670 si installarono saldamente tra il confine occidentale dell'Egitto e quello orientale dell'Algeria (nell'Ifrīqiyah); a Cartagine caduta contrapposero la nuova città di Qairawan (Kairouan). Di qui avanzarono poi verso ovest, conquistando l'Algeria e il Marocco, dove Ceuta fu l'ultimo baluardo dell'esarcato, che ebbe fine con la sua caduta (709).

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