agg. [sec. XIX; da formica, con riferimento al fatto che fu scoperto nella secrezione irritante che varie specie di formiche usano come mezzo di difesa]. Nome di composti chimici derivabili formalmente dal metano.

Acido formico

Composto chimico di formula bruta CH2O2, che presenta la formula di struttura

È il termine più semplice della serie degli acidi carbossilici. Puro si presenta come un liquido mobile, incolore, dall'odore acutissimo, penetrante, caustico sulla pelle e che alla pressione atmosferica bolle a 100,6 ºC; è miscibile con l'acqua in tutti i rapporti. Lo si può produrre industrialmente decomponendo con acido solforico concentrato il formiato di sodio, che a sua volta si ottiene facendo assorbire l'ossido di carbonio dall'idrossido di sodio a 120-150 ºC, a una pressione di 6-8 atm:

La decomposizione del formiato di sodio con acido solforico deve essere condotta con particolari accorgimenti perché in queste condizioni, come pure per azione delle alte temperature, l'acido formico tende a decomporsi in acqua e ossido di carbonio. Vari catalizzatori, in particolare i metalli del gruppo del platino, provocano invece anche a temperatura ambiente la decomposizione dell'acido formico in idrogeno e biossido di carbonio. Tale processo è stato in buona parte soppiantato da quello basato sulla idrolisi del formiato di metile, che rappresenta il metodo più diffuso. In questo processo il formiato di metile viene prodotto facendo reagire monossido di carbonio e metanolo a elevata pressione in presenza di metossido di sodio come catalizzatore. Successivamente il composto viene sottoposto a idrolisi con eccesso di acqua a circa 80 °C. L'acido formico trova impiego in quantità rilevante per formare i bagni acidi nei processi di tintura delle fibre, nella concia delle pelli ecc.

Aldeide formica (o formaldeide)

Composto chimico, di formula bruta CH2O, che presenta la formula di struttura

del termine più semplice delle aldeidialifatiche. Il nome deriva da quello dell'acido corrispondente, l'acido formico, nel quale l'aldeide formica si trasforma facilmente per azione degli ossidanti; con il nome di formalina si indicano invece in commercio le soluzioni acquose. A temperatura e pressione ambiente l'aldeide formica si presenta come un gas incolore, dall'odore acre e acutissimo, che alla pressione atmosferica liquefa a -21 ºC. All'uso tradizionale per la disinfezione dei locali se ne sono aggiunti, da diversi decenni, altri che richiedono quantità ben maggiori di questo composto. L'aldeide formica è infatti largamente impiegata nella produzione delle resine sintetiche fenolo-formaldeide e analoghe del tipo delle bacheliti, di quelle urea-formaldeide, di quelle melammina-formaldeide e di quelle derivate dalla caseina utilizzate tra l'altro come succedanei del corno e indicate con i nomi di galalite e analoghi. Forti consumi di aldeide formica si hanno come riducente nella tintura al tino e a stampa dei tessuti, in quella di concianti artificiali ecc. Il metodo industriale tradizionalmente utilizzato per la produzione di aldeide formica si basa sulla deidrogenazione del metanolo, che si effettua facendo passare a circa 630 ºC i vapori di metanolo mescolati con una limitata quantità di aria su dei catalizzatori di argento metallico: CH3OH —→ CH2O+H2. L'ossigeno dell'aria introdotta reagisce con l'idrogeno liberato dalla reazione trasformandone circa la metà in acqua e sviluppando una quantità di calore che controbilancia il calore assorbito dalla reazione di deidrogenazione. Più recentemente è stato sviluppato un processo alternativo, economicamente vantaggioso, basato sulla ossidazione completa del metanolo con eccesso di aria a temperature intorno ai 450 °C in presenza di catalizzatori (meno costosi dell'argento) a base di ossidi di molibdeno, vanadio e ferro. Per la maggior parte degli impieghi l'aldeide formica viene poi assorbita in acqua, in modo da ottenere una soluzione acquosa concentrata. L'aldeide formica pura o in soluzione acquosa tende a trasformarsi in polimeri diversi secondo le condizioni. In presenza di acido solforico, tre molecole di aldeide formica si uniscono tra loro per formare il trimero ciclico noto con il nome di triossimetilene:

Dalle soluzioni acquose si separano invece lentamente i polimeri indicati con il nome di poliossimetilene, che derivano dall'unione di un certo numero di molecole di aldeide formica, in modo da formare lunghe catene del tipo

Questi polimeri per azione del calore si decompongono più o meno facilmente liberando l'aldeide formica monomera.

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