facciata

Indice

Lessico

sf. [sec. XVI; da faccia].

1) Le pareti esterne di un edificio sui vari lati del suo perimetro, sia come soluzioni architettoniche, sia come elementi strutturali (muri di facciata). In senso più specifico, ma anche più diffuso, il fronte principale di una costruzione, coincidente con quello in cui si apre l'accesso più importante.

2) Ciascuna delle due parti di un foglio, di una pagina.

3) Fig., aspetto esteriore: non bisogna giudicare le cose dalla facciata.

Architettura

Presente, anche se non sempre perfettamente individuabile, nell'architettura dell'antichità (ben rilevabile in quella egizia dagli impianti assiali e unidirezionali, meno nella greca, molte volte puntualmente definita in quella romana), è però essenzialmente con lo sviluppo di quella dell'Occidente cristiano che la soluzione della facciata si va precisando come punto di accumulazione dei significati rappresentativi affidati all'opera. Se nell'architettura bizantina la facciata è ancora soltanto un risultato, originato dalla soluzione tipologica e spaziale dell'edificio, nelle età romanica e gotica, al tempo delle costruzioni delle grandi cattedrali, guadagna completa maturità. Nelle cattedrali gotiche in particolare, le facciate, che venivano compiute di solito per ultime, allorché erano già terminate le varie parti dell'organismo, sono il banco di prova del dispiegamento delle tecniche e dei virtuosismi della scultura medievale. Autentiche “bibbie in pietra”, sulle quali si articola processionalmente la rappresentazione dei fatti della fede e della storia, le facciate gotiche sono la summa delle capacità di espressione e di diffusione di concetti mistici e filosofici mediante mezzi figurativi. L'epoca dell'Umanesimo porta anche nell'impostazione del problema della facciata nuove concezioni; essa diventa il campo di esercitazione sulla problematica degli ordini classici, il cui recupero rappresenta un tema fondamentale di quella cultura architettonica. Da L. B. Alberti al Palladio, il tema della facciata produce alcuni dei più sorprendenti risultati della storia dell'architettura. È da quel tempo che la soluzione della facciata va acquistando sempre maggiore autonomia rispetto all'impostazione tipologica dell'edificio e se mai si rivolge al contesto urbano; in periodo barocco, il ruolo primario della facciata è quello di mediare organismo interno e città, divenendo quinta o fondale nell'ambito di una concezione teatrale dello spazio urbano. Durante il sec. XIX, fra audaci soluzioni improntate a nuove tecnologie dei materiali e logore reinterpretazioni storicistiche, la facciata riflette le discontinuità di un'epoca di trasformazione. Con la nascita del “movimento moderno” la preminenza di una o più facciate sull'intero organismo viene negata in una sempre più stretta organicità di schemi, in cui si supera la dicotomia interno-esterno: completezza e continuità di legami fra le parti vengono variamente perseguite nella molteplicità degli indirizzi architettonici. All'inizio del XXI secolo gli architetti prendono sempre più grandi libertà nella composizione delle facciate che non tengono più conto né degli edifici circostanti, né del rapporto interno-esterno. Molto spesso infatti a facciate preesistenti vengono sovrapposti elementi che rompono totalmente con la tradizione come nel caso del Ministero della cultura e della comunicazione a Parigi in cui alla facciata in pietra è stata sovrapposta una griglia argentata o come nel caso delle abitazioni costruite a Basilea da Herzog & De Meuron in cui fitte lamelle metalliche coprono la facciata di ogni piano.

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