facocèro

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Zoologia

sm. [sec. XIX; dal greco phakós, lente, lenticchia+chôiros, porco]. Artiodattilo suiforme (Phacochoerus aethiopicus) della famiglia dei Suidi, tipico delle savane africane, lungo sino a 1,50 m e alto 80 cm, con pelle di color grigiastro ricoperta da un manto di setole rade e una lunga criniera fulvo-brunastra sulla nuca e sul dorso. Ha cranio assai largo tra le orbite e vistosi canini incurvati verso l'alto. Nonostante la mole è capace di correre sino alla velocità di quasi 50 km/h.

Etologia

I facoceri abitano terreni aperti in gruppi familiari, che possono tuttavia convivere pacificamente riuniti in gruppi più numerosi nei luoghi di pastura e presso l'acqua, durante l'abbeverata e il bagno. La formazione di gruppi plurifamiliari tuttavia non sembra superare i limiti del semplice gregarismo, dato che fra i membri di famiglie diverse non intercorrono particolari relazioni sociali. All'inizio del periodo riproduttivo, i maschi delimitano aree nelle quali tollerano esclusivamente le femmine, combattendo aspramente contro gli altri maschi. I colpi inferti sui fianchi con le grandi zanne raramente procurano ai contendenti ferite gravi, dato il notevole spessore della pelle. Ogni gruppo familiare possiede in genere una tana scavata nel terreno, che spesso viene adattata dagli adulti allargando una cavità preesistente. Nella tana la femmina, ca. 165 giorni dopo l'accoppiamento, partorisce 3-6 piccoli che, essendo inetti nei primi giorni, sono sorvegliati continuamente dalla madre; questa non tollera alcun animale nei dintorni della tana. Lo svezzamento incomincia presto e i piccoli seguono allora la madre al pascolo, tenendosi strettamente vicini a essa e brucando nella tipica posizione degli adulti, in ginocchio sulle zampe anteriori. Se un piccolo si allontana, basta il suo grido di allarme per far accorrere la madre pronta a difenderlo. Durante la fuga, che può effettuarsi a velocità sostenuta e per lungo tempo, i facoceri tengono le code ben erette, le cui estremità, agitate di continuo, fungono probabilmente da segnale di coesione per il gruppo; i genitori seguono i giovani in posizione di retroguardia e permettono loro di intanarsi per primi, spesso restando all'imboccatura della tana a opporre al predatore il capo, grande e ben armato.

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