Lessico

sf. (raro il pl.) [sec. XIII; latino fames].

1) Sensazione soggettiva che nel corso del digiuno segnala la richiesta di cibo da parte dell'organismo allorché i suoi tessuti si sono impoveriti di sostanze nutritive: sentire fame, i morsi della fame, avere una fame da lupi; ingannare la fame, distrarsi per non sentire gli stimoli della fame; morire di fame, per mancanza di cibo; fig., avere molta fame. In particolare: A) In medicina, desiderio insaziabile come nella fame d'aria, dispnea parossistica; fame di cloruro o di calcio, che si verifica in condizioni di deficit di elettroliti nel sangue; fame di ormone, che si verifica nelle condizioni di deficit funzionale delle ghiandole endocrine. B) In psicologia, la pulsione prodotta dal bisogno di cibo viene utilizzata specialmente negli esperimenti sull'apprendimento animale, in quanto induce una notevole attività. Loc.: morto di fame, di persona poverissima o miserabile; brutto come la fame, di persona o cosa molto brutta; lungo come la fame, di cosa, e specialmente di avvenimento interminabile, o di persona molto lenta nell'agire.

2) Mancanza di viveri, carestia, miseria estrema: da ragazzo ha sofferto la fame; far la fame, essere alla fame, essere in condizioni economiche molto precarie; prendere una città per fame, costringerla ad arrendersi per mancanza di viveri; avere la fame in volto, essere estremamente magro ed emaciato. Per il problema della fame nel mondo, vedi alimentazione.

3) Fig., desiderio intenso, smodato di qualche cosa; brama, avidità: fame di ricchezze, di potenza, di gloria.

Fisiologia

La sensazione della fame non deve essere identificata con l'appetito, condizione determinata da un complesso di fattori psicologici, ambientali, abitudinari, e quindi non necessariamente legata a un deficit di trofismo tissutale. Il meccanismo che suscita o meno tale sensazione è dovuto all'interazione funzionale di due centri nervosi localizzati nell'ipotalamo, il centro della sazietà e il centro della fame. La distruzione di quest'ultimo nell'animale da esperimento provoca uno stato di anoressia assoluta che si protrae fino alla morte dell'animale. Al contrario, la sua stimolazione determina la comparsa di un appetito vorace. Fenomeni opposti si osservano a carico del centro della sazietà: la sua stimolazione provoca anoressia, mentre alla sua distruzione fanno seguito iperfagia e cospicuo ingrassamento dell'animale, quando il cibo venga fornito in abbondanza (obesità ipotalamica). Il centro della sazietà esercita effetti inibitori sul centro della fame; tali effetti sono particolarmente intensi dopo l'assunzione di cibo. Una spiegazione di questo fenomeno è fornita dalla teoria glucostatica, secondo la quale nel centro della sazietà vi sarebbero speciali cellule nervose, dette glucostati, estremamente sensibili alle variazioni della glicemia e capaci di regolare l'attività del centro in funzione dei livelli di questa. Quando la concentrazione di glucosio nel sangue è bassa, come avviene nel digiuno, l'attività dei glucostati è modesta, per cui il centro della sazietà è ipofunzionante. Viene quindi a prevalere, non più inibita, l'attività del centro della fame, che determina il desiderio di cibo attraverso meccanismi di natura prevalentemente neurovegetativa. Il fenomeno opposto si verifica dopo l'assunzione di un pasto, allorché l'aumento della glicemia attiva i glucostati e quindi le funzioni inibitorie del centro della sazietà. Oltre che dal meccanismo glucostatico la sensazione della fame è regolata da fattori ambientali, culturali, psicologici, ecc. Hanno particolare importanza a tale proposito le variazioni della temperatura corporea e ambientale, l'aspetto e le proprietà organolettiche dei cibi, le condizioni dell'apparato digerente e tutte quelle turbe endocrine ed emozionali che influiscono sulle attività ipotalamiche.

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