Lessico

agg. e sm. [sec. XIV; pp. di filare (verbo)].

1) Agg., ridotto in fili: seta filata; fig., di discorso, ragionamento e simili, logico, coerente, che procede senza intoppi; ha parlato per un'ora filata, per un'ora di seguito.

2) Sm., insieme di fibre tessili ritorte che costituiscono un corpo cilindrico continuo di piccola sezione, flessibile, elastico, tenace, in grado di essere adatto alla tessitura.

Industria tessile

Il filato, chiamato anche impropriamente filo, viene prodotto, mediante filatura, parallelizzando e ritorcendo a elica attorno al proprio asse le fibre tessili che lo compongono; la torsione impressa al filato è necessaria perché la fibra resista durante le successive trasformazioni. I filati vengono classificati in base al rapporto fra la lunghezza e il peso che ne determina il titolo, cioè il grado di finezza; il sistema di titolazione è diverso secondo la natura delle fibre di cui sono composti. I filati impiegati nell'industria tessile possono essere unici o semplici, quando vengono ottenuti dalla torsione di un solo filo effettuata mediante filatoio, oppure ritorti, quando vengono accoppiati due o più fili ritorti insieme con torsione contraria a quella dei singoli fili componenti. Secondo l'impiego a cui sono destinati, i filati vengono classificati in: filati per tessitura, a torsione elevata o soffice; filati per maglieria, generalmente ritorti a due o più capi, molto resistenti e uniformi, impiegati in tutte le lavorazioni a mano o a macchina; filati fantasia, diversi per forma e colore, in cui l'effetto fantasia viene generalmente ottenuto con particolari sistemi di filatura e torsione. Tra i filati sintetici vanno annoverati i fili, cioè fasci di filamenti continui, con o senza torsione, che presentano notevoli diversità per aspetto, resistenza e voluminosità.

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