flèmmone

sm. [sec. XVII; dal latino tardo flegmon-ōnis]. Processo flogistico del tessuto sottocutaneo o di quello interstiziale di sostegno dei vari organi con evoluzione verso la suppurazione o la necrosi. Agenti patogeni del flemmone sono: stafilococchi bianco e aureo, streptococco, pneumococco, colibacillo ecc. Il flemmone può presentarsi circoscritto (e in tal caso viene detto ascesso caldo) oppure diffuso; quest'ultimo è caratterizzato dalla tendenza a estendersi in superficie e profondità con necrosi progressiva dei tessuti. Esso predilige gli arti superiori e in passato ne erano colpiti soprattutto i medici per infezioni d'autopsia o per contagio da malati settici, come nella febbre puerperale di eziologia streptococcica. La sintomatologia comprende arrossamento, calore, tumefazione, dolore della zona interessata che presenta inoltre una sensibile limitazione funzionale, febbre, cefalea, anoressia, elevata leucocitosi; successivamente fluttuazione della tumefazione. La terapia prevede: localmente preparati risolventi (impacchi caldo-umidi, alcol, pomata antibiotica ecc.) e, quando si apprezza la fluttuazione, un'ampia e profonda incisione chirurgica, nella quale si lascia un drenaggio; dovranno pure essere somministrati chemioterapici e antibiotici. Nelle forme di flemmone diffuso (cellulite diffusa) si ricorre a una terapia antibiotica a base di penicillina G, di penicillina beta-lattamasi resistente, di eritromicina o, nei casi resistenti, di un antibiotico ad ampio spettro attivo sia sui Gram + sia sui Gram -.

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