Lessico

Sf. [sec. XIV; latino tardo forestis (silva), propr. (selva) di fuori]. Grande estensione di territorio ricoperto da alberi in formazione fitta e generalmente chiusa.

Classificazione

Le foreste possono essere di vari tipi. Si dice primaria una foresta nella quale non si è verificato l'intervento dell'uomo, secondaria quella che si è riprodotta in una regione precedentemente degradata dagli incendi o comunque diboscata; secondo che gli alberi che la costituiscono siano o no soggetti a perdere le foglie durante la stagione sfavorevole, anche la foresta si dice caducifoglia (decidua) o sempreverde, mentre quando entrambi questi tipi di piante sono presenti si ha la foresta mista. In condizioni idriche favorevoli per la vita delle specie arboree, le foreste si sviluppano entro un intervallo estremamente ampio di temperature: esse sono presenti pressoché in tutte le latitudini, quasi fino ai limiti polari e a quelli altimetrici della vegetazione, assumendo un aspetto tipico in relazione alle condizioni climatiche ed edafiche relative . In base a tali caratteristiche fisionomiche, nonché alle rispettive zone climatiche, si distinguono diversi tipi di foresta e precisamente la foresta tropicale, la foresta temperata e la foresta boreale, ciascuna delle quali a sua volta comprende vari sottotipi. La distribuzione e il carattere specifico delle formazioni forestali sono influenzati anche dall'altimetria.

Ecologia

Dal punto di vista ecologico la foresta rappresenta lo stadio di maggiore efficienza nella conversione dell'energia solare in biomassa e nell'utilizzazione delle risorse minerarie. La foresta costituisce anche la forma più sviluppata di ecosistema per complessità, stabilità, produttività, diversità biologica, capacità di regolazione dei fattori fisici, chimici e pedologici (clima, precipitazioni, produzione di nutrienti e di humus). Grande è l'importanza della foresta dal punto di vista idrogeologico. La vegetazione aerea attenua la velocità di caduta della pioggia, che, giungendo più lentamente sul terreno, viene più facilmente trattenuta dai sistemi radicali delle piante e quindi penetra nel suolo in modo più progressivo. Lo sviluppo di una foresta determina quindi nell'ambiente una serie di importanti effetti di arricchimento e di stabilizzazione che, se riferiti a grandi estensioni arboree, possono avere influenza anche su scala continentale e mondiale. Per questo la distruzione di aree forestali sempre più vaste da parte dell'uomo rischia di rompere delicati equilibri ambientali (come in Amazzonia). Quando una foresta viene distrutta scompaiono, con le specie ad alto fusto, anche tutte le altre numerosissime specie animali e vegetali che formano l'intero ecosistema. Inoltre le acque, non più frenate, dilavano il terreno, specie nelle zone di pendio, portando via l'humus e dando luogo a processi di desertificazione. Prima dell'inizio della civilizzazione si stima che la foresta ricoprisse non meno del 70% delle terre emerse mentre oggi raggiunge appena il 10% e, all'attuale ritmo di distruzione, essa potrebbe scomparire in pochi decenni.

Diritto

Secondo l'art. 826 del Codice Civile, le foreste fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato. Il demanio forestale è stato costituito (art. 106 decreto 30 dicembre 1923, n. 3267) da tutte le foreste demaniali, dai terreni che facevano già parte del patrimonio dello Stato e che si consideravano suscettibili economicamente della sola coltura forestale, e dai terreni che sarebbero pervenuti allo Stato e che erano coltivati a bosco o suscettibili di coltura forestale. Tutti i boschi e i terreni che entravano nel demanio forestale dello Stato erano così diventati inalienabili e dovevano "essere coltivati e utilizzati secondo un regolare piano economico”. Sui terreni adibiti a foreste demaniali il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali poteva, inoltre, dare concessioni temporanee per edificare alberghi, stabilimenti idroterapici e climatici, fare concessioni temporanee d'acqua, ecc., ma solo sui terreni dove non vi erano boschi, ai margini dei boschi stessi e lungo le strade. Deroghe al divieto di alienazione erano possibili solo per i terreni che “per la loro natura, ubicazione e limitata estensione” non corrispondevano più ai fini del demanio forestale, e per piccoli appezzamenti necessari per soddisfare esigenze locali di abitazione o di industria che non risultassero di pregiudizio alle foreste. Questa situazione persistette fino al 1933, quando fu costituita (legge 5 gennaio 1933, n. 30) un'apposita azienda di Stato a cui fu affidata la funzione di tutelare le foreste demaniali. Tale azienda ha esercitato il suo compito istituzionale fino al 1977, quando fu soppressa e le funzioni amministrative statali in materia di foreste e agricoltura, in applicazione dell'art. 117 della Costituzione, sono passate di competenza alle Regioni

Simbologia

Presso molte culture di cacciatori la foresta viene considerata espressione di una realtà intatta, misteriosa, selvatica, intollerante del contatto umano. Di conseguenza, è nata tutta una serie di personificazioni mitologiche che variano secondo le particolari ideologie religiose: per esempio nei culti animistici e totemici gli alberi forestali sono visti come spiriti della foresta o anime o doppi di morti e di antenati. Con il passaggio all'agricoltura, la necessità di diradare la foresta per acquistare terra da coltivare ha rappresentato sia la rottura dell'equilibrio naturale sia la violazione di una realtà esistente da sempre; entrambe, in quanto tali, esigono una riparazione, che si concretizza in riti di placazione.

Bibliografia

F. Bernardini, Il manuale del forestale, Bologna, 1987; C. Kempf, T. Piantanida, Anche le foreste muoiono, Roma, 1991.

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