fosfina

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sf. [sec. XIX; da fosfo-]. Composto chimico di formula PH₃, spesso indicato con il vecchio nome di idrogeno fosforato. Si prepara, accanto al corrispondente ipofosfito, facendo reagire il fosforo bianco con una soluzione di idrossido di sodio o di idrossido di potassio:

La fosfina è un gas incolore, di odore sgradevole, molto meno solubile in acqua dell'analogo composto dell'azoto, l'ammoniaca, NH₃. La fosfina perfettamente pura brucia all'aria quando venga accesa ma non è autoinfiammabile: quella preparata nel modo ora descritto e non purificata si infiamma invece spontaneamente a contatto dell'aria perché contiene piccole quantità di un altro idruro di fosforo, di formula P₂H4, che è invece autoinfiammabile. La putrefazione cadaverica libera fosfina che risulta autoinfiammabile per la stessa ragione: di questa origine sono i fuochi fatui che talvolta si osservano nei cimiteri. La fosfina può addizionare a bassa temperatura alcuni acidi forti, in particolare gli acidi alogenidrici, formando dei sali di fosfonio, come per esempio lo ioduro PH4I. La reazione è analoga a quella che trasforma l'ammoniaca in sali di ammonio, ma il carattere basico della fosfina è molto meno pronunciato di quello dell'ammoniaca, e i sali di fosfonio si decompongono già a temperatura ambiente o poco più elevata liberando la fosfina. Il nome di fosfina indica genericamente anche i composti che derivano dalla fosfina per sostituzione di uno, di due o di tutti e tre gli atomi di idrogeno con altrettanti radicali organici, come per esempio la metilfosfina, CH₃PH₂, o la trifenilfosfina, (C6H5)₃P. Questi composti corrispondono, quind,i ai derivati organici dell'ammoniaca, e cioè alle ammine, delle quali sono però assai meno importanti.

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