futuro

Indice

Lessico

agg. e sm. [sec. XIII; dal latino futūrus, p. fut. di esse, essere].

1) Agg., che sarà, che avverrà in seguito: il tempo futuro; gli avvenimenti futuri; la vita futura, quella ultraterrena. In particolare, che dovrà essere, che è destinato a essere in una determinata condizione, che diventerà: il suo futuro sposo. In particolare, in grammatica: tempo futuro, o anche solo futuro come sm., tempo del sistema verbale che indica un'azione o uno stato che dovrà verificarsi nell'avvenire. § In filosofia, la problematica intorno al futuro è dominata dall'esigenza di dimostrarne l'irriducibilità alle altre dimensioni temporali. Tale irriducibilità è compromessa da tutte quelle filosofie deterministiche, come per esempio il positivismo ottocentesco, che vedono nel futuro lo sviluppo necessario e quindi prevedibile della situazione presente che a sua volta risulta necessariamente da quella passata, mentre è riconosciuta da quelle che ammettono la libertà e la creatività come introduzione del nuovo nella storia. In diritto, futura memoria, è l'esame testimoniale compiuto prima del processo quando si abbia fondato motivo di temere che uno o più testimoni, le cui deposizioni siano ritenute necessarie, possano venire a mancare prima dello svolgimento del giudizio

2) Sm., il tempo che verrà, che succederà al presente: in futuro, nel futuro; per estensione, ciò che verrà, la realtà futura: pensare al futuro, non si può prevedere il futuro; senza futuro, che ha un domani molto incerto, senza prospettive: una ditta senza futuro.

Grammatica

L'italiano, e altre lingue, distinguono un futuro semplice o un futuro anteriore (quest'ultimo indica un'azione o uno stato che dovrà verificarsi nel futuro prima di un'altra azione o stato pure futuri: quando avrò letto questo libro, ti dirò la mia impressione). Nelle lingue indeuropee il futuro, come categoria grammaticale, si afferma piuttosto lentamente e viene espresso in modo non univoco. I futuri latini sono in origine, quanto allo loro formazione, dei congiuntivi: così legam (leggerò), legēs (leggerai), audiam (udirò), audiēs (udrai), così erō (sarò), eris (sarai), e in base al rapporto erō/eram (ero) si è formato il futuro in - dall'imperfetto in -bam della I e II coniugazione. Il futuro italiano, come quello francese e quello delle altre lingue romanze tranne il romeno, è propriamente una forma perifrastica formata dall'unione dell'infinito con il presente del verbo avere che continuano il tipo cantare habeo del latino volgare. In greco certi verbi al presente sono usati anche in funzione di futuro (eîmi, vado, andrò), in altri casi vengono usati come futuro dei congiuntivi a vocale breve (édomai, mangerò; píomai, berrò); infine il futuro sigmatico greco, che trova corrispondenza nelle lingue arie e baltiche, se non è un congiuntivo dell'aoristo sigmatico, presenta il suffisso in sibilante dell'antico desiderativo. Nella fase più antica delle lingue germaniche non esiste un tempo futuro, le cui funzioni sono normalmente espresse col tempo presente: così in gotico, nell'antico nordico e ancora nei primi documenti dell'inglese e del tedesco. Nell'inglese moderno il futuro è dato da formazioni perifrastiche dovute all'unione di un verbo modale con l'infinito del verbo: I shall see, I will see (vedrò); la stessa formula si ritrova anche in alcuni casi del tedesco moderno (wir wollen sehen, vedremo) ma normalmente l'ausiliare werden ha sostituito gli antichi verbi modali (Ich werde liebe, io amerò). L'espressione del futuro per mezzo della perifrasi col verbo volere si trova anche in greco moderno thà graphō, scriverò (dove thà sta per thélō , voglio che), e dal greco moderno sembra essersi irradiata a parecchie altre lingue balcaniche (bulgaro, serbocroato, albanese, romeno).

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