gèlso

sm. [sec. XIII; latino (morus) celsa, (moro) alto]. Nome comune di alcune specie di piante del genere Morus (famiglia Moracee), e in particolare di Morus alba (gelso bianco) e Morus nigra (gelso nero). Il gelso bianco è originario della Cina, dove veniva coltivato da epoche molto remote (IV millennio) per l'allevamento del baco da seta; in Europa è stato introdotto nel sec. XIV. È un albero che può raggiungere l'altezza di 20 m, con chioma arrotondata, globosa, foglie cuoriformi o lobate, dentate, color verde chiaro, glabre, e frutti piccoli, a falsa drupa, riuniti in infruttescenze dette more di gelso o sorosi, biancastri o rossastri, succulenti. Il legno è adatto per la fabbricazione di botti e serramenti, la corteccia in vari Paesi asiatici serve per la fabbricazione della carta; le foglie costituiscono il nutrimento dei bachi da seta e vengono utilizzate anche come foraggio per il bestiame. Il gelso nero è una pianta legnosa originaria dell'Iran, più robusta e di dimensioni ridotte rispetto alla precedente, dalla quale si differenzia anche per le foglie, che ha scabre, color verde scuro, con la pagina inferiore tomentosa, nonché per i sorosi neri, succulenti, eduli, dai quali si ottiene uno sciroppo (sciroppo di more) con proprietà leggermente astringenti. Anche le foglie di questa seconda specie servono all'alimentazione del baco da seta, ma sono meno adatte di quelle del gelso bianco.

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