Zoologia

Sm. [sec. XVII; latino gavía]. Nome di numerose specie di Uccelli Caradriformi della famiglia dei Laridi, e in particolare del genere Larus. Il gabbiano comune (Larus ridibundus), lungo in media 36 cm, si distingue per il margine anteriore delle ali bianco, le zampe e il becco rossi, il capo bruno scuro in estate e bianco con una piccola macchia nera sulla guancia in inverno. Frequenta le coste lacustri e marine, senza portarsi mai troppo al largo, addensandosi là dove siano presenti rifiuti in abbondanza (porti, collettori di fogna, ecc.). È un ottimo volatore, abilissimo nello sfruttare le correnti d'aria; nidifica in grandi colonie sul terreno, deponendo 3-4 uova. Tipico il suo richiamo forte e rauco, cui è dovuta la denominazione latina di ridibundus. Negli ultimi anni ha parzialmente modificato la sua ecologia, spingendosi semèpre più nell'entroterra, dove sverna in colonie numerosissime, nutrendosi su laghi e fiumi, ma anche nei campi coltivati, dove segue i trattori durante l'aratura per cibarsi di lombrichi, e nelle discariche. È comunissimo quasi ovunque in italia, specie durante l'inverno. Il gabbiano corallino (Larus melanocephalus) è simile alla specie precedente, da cui si distingue per la colorazione estiva del capo, che è nera, e per il becco più massiccio, rosso con una striscia scura. È particolarmente abbondante nell'area del Mar Nero. Il gabbiano di Pallas (Larus ichthyaëtus), lungo 64 cm, è frequente nel continente asiatico; di temperamento assai fiero, si distingue, tra l'altro, per il grosso becco giallo attraversato da una banda nera. Il gabbiano roseo (Larus genei) ha dimensioni di poco superiori a quelle del gabbiano comune e deve il proprio nome alla sfumatura rosea delle parti inferiori del corpo. Ha un'amplissima area di distribuzione che va dall'Asia all'Atlantico, ivi compreso il Mediterraneo occidentale. Si spinge in alto mare e nidifica di preferenza su piccole isole deserte. Il gabbiano reale (Larus cachinnans), lungo oltre mezzo metro, è presente con numerose sottospecie dall'Europa e dall'America settentrionale sino all'India, all'Africa occidentale e al Mar Rosso. Ha dorso e ali grigie; becco giallo, robusto, con una macchia rossa; zampe gialle o rosso-rosa. Come il gabbiano comune, è diventato sempre più abbondante nell'entroterra, e particolarmente nelle grandi città, dove non si limita a svernare ma ha iniziato anche a nidificare sui tetti delle case. È comune in tutta Italia e numerosissimo nelle città attraversate da grandi fiumi. Il gabbiano glauco (Larus hyperboreus), lungo 68 cm, si distingue per la colorazione bianca, volgente al grigio, nonché per il robustissimo becco giallo. È tipico dei mari nordici, come lo è anche il gabbiano d'Islanda (Larus glaucoides), simile di aspetto alle specie precedenti, seppure di dimensioni minori. Il gabbiano tridattilo (Rissa tridactyla), lungo 41 cm, si distingue per la punta delle ali colorata in nero intenso e per il becco giallo. Proprio delle zone artiche, è un uccello d'alto mare, che si porta sulle coste rocciose per la cova, ed è presente anche nel Mediterraneo occidentale. Pure legato alle acque nordiche è il gabbiano di Ross (Rhodostethia rosea), lungo 30 cm, bianco rosato inferiormente, grigio superiormente, con zampe rosse e becco nero, e tipico anello nero intorno alla testa. Al genere Larus appartengono anche altre specie, quali lo zafferano, il mugnaiaccio e la gavina. Lo zafferano (Larus fuscus) è simile al gabbiano reale, ma più scuro; è più comune nelle regioni settentrionali, ma lo si può osservare lungo tutte le coste dell'Europa e su quelle atlantiche degli Stati Uniti; deve il proprio nome al colore giallo vivo delle zampe.

Etologia: lo zafferano

Molte specie di gabbiano nidificano su terreni costieri pianeggianti con scarsa e bassa vegetazione e il loro comportamento, specie per quanto attiene ai sistemi di nidificazione e ai sistemi di comunicazione nell'ambito della coppia e fra genitori e figli, mostra diversi punti in comune, per i quali il gabbiano zafferano può rappresentare un paradigma. Questa specie nidifica in gruppi di parecchie migliaia di individui, comunemente detti colonie, organizzati come associazioni aperte in cui i membri delle singole coppie si riconoscono individualmente. Nell'ambito di una colonia, ciascuna coppia possiede un territorio di alcuni metri quadrati, che difende accanitamente, specie all'inizio della stagione, dagli altri gabbiani. I confini dei territori non sono marcati e sono identificati piuttosto dalle attività difensive degli occupanti. Probabilmente gli zafferani basano il riconoscimento dei confini sulla microtopografia del terreno: un sasso, un cespuglio, una traccia altrimenti insignificante possono fungere da limiti di frontiera. All'inizio della stagione riproduttiva, i territori sono stabiliti dai maschi, che vi stazionano a lungo, pattugliandoli frequentemente ed emettendo richiami forti e gutturali che tengono alla periferia della colonia i nuovi venuti. Come in altre specie, la pulsione aggressiva degli zafferani è massima al centro del territorio e va scemando progressivamente verso i confini; contemporaneamente aumenta la pulsione alla fuga, che prevale non appena i confini sono varcati. Sulle linee di contatto dei territori gli zafferani si fronteggiano a lungo in atteggiamento di minaccia, con il collo eretto, il becco puntato in basso, gli occhi leggermente chiusi e le ali semiaperte, ma non prendono iniziative, almeno se non avvengono invasioni; le posizioni del collo, del becco e delle ali, che sono usati come armi per colpire un avversario atterrato, rappresentano atteggiamenti intenzionali dell'aggressione. Una volta che l'ordinamento del territorio ha raggiunto una certa stabilità, gli zafferani stazionano a lungo più rilassati, con il collo retratto, gli occhi talvolta chiusi e il margine inferiore delle ali ricoperto dalle penne dei fianchi. In questo periodo le femmine incominciano ad accostarsi ai maschi, attirate da quegli stessi richiami con cui i maschi proclamano il possesso di un territorio. Le coppie degli zafferani sono stabili per tutta la vita e i partner della stagione precedente in questo periodo si riuniscono; le femmine e i maschi di quattro anni e gli adulti che hanno perso il compagno devono, però, formare una nuova coppia. È possibile che inizialmente la femmina, morfologicamente del tutto simile al maschio, scateni in questo una reazione aggressiva e sia scacciata, ma presto si ripresenta presso il maschio, attuando un'esibizione di pacificazione. Il maschio, dal canto suo, può ritrarsi, ma, se la femmina insiste, alla fine rigurgita dal gozzo un po' di cibo, che essa trangugia avidamente. Per il maschio nutrire la femmina equivale ad accettarla e da questo momento la coppia è formata; trascorsi uno o due mesi, i legami della coppia diventano molto solidi e la femmina è pronta per l'accoppiamento, dopo il quale la femmina coopera con il maschio alla difesa del territorio, emettendo insieme a esso i richiami di sfida. Il maschio, di tanto in tanto, emettendo una sorta di miagolio che ha il significato di invito a seguirlo, guida la femmina in un sito del territorio adatto alla costruzione del nido, che viene approntato in modo assai semplice, foderando di erba e rametti una depressione scavata nel terreno con le zampe, spesso al riparo di un sasso o di un arbusto. Costruito il nido, verso maggio, la femmina incomincia a deporre le uova, di solito tre, che vengono covate da almeno uno dei due partner, che in questo periodo si nutrono separatamente e si danno il cambio al nido. Le uova schiudono dopo circa un mese. I piccoli pigolano continuamente già prima di essersi completamente liberati dal guscio, operazione che richiede circa un giorno, ma ammutoliscono all'istante se i genitori emettono un grido di allarme. Per difendersi dal pericolo dei predatori, spesso gli zafferani nidificano in colonie; infatti, quando un predatore compare nelle vicinanze, è sufficiente che un gabbiano lo avvisti e che emetta il richiamo di allarme perché tutta la colonia risuoni di richiami di allarme; inoltre gli adulti si mettono in volo e lo attaccano dall'alto, inducendolo ad allontanarsi. I pulcini rispondono all'allarme con un comportamento di acinesia, protetti dalla loro colorazione criptica; i più grandicelli lasciano il nido e si immobilizzano nel folto di un cespuglio. I genitori, tornati al nido, richiameranno poi i piccoli con un miagolio. Fra la fine di giugno e la prima metà di luglio i giovani zafferani si alzano in volo e seguono i genitori nella ricerca del cibo. Sviluppano presto la tecnica completa del volo, che richiede l'apprendimento degli effetti del vento, delle manovre di atterraggio, ecc., ma conservano per molto tempo il pigolio del giovane. Passando attraverso abiti di anno in anno più simili a quelli dell'adulto, raggiungono il completo sviluppo e la maturità sessuale nel quarto anno di vita.

Etologia: il gabbiano tridattilo

Il gabbiano tridattilo ha un comportamento per molti aspetti simile a quello degli altri gabbiani: il corteggiamento include la nutrizione della femmina da parte del maschio, le coppie sono monogame e costruiscono il nido, incubano le uova e allevano i piccoli in comune. Anche le posizioni di minaccia e di sottomissione e la differenziazione di segnali vocali sono paragonabili a quelle degli altri gabbiani. Diversamente dalla maggior parte dei gabbiani, però, il gabbiano tridattilo nidifica su stretti davanzali di alte scogliere scarsamente accessibili ai predatori, nelle quali i nidi sono distribuiti sia in senso orizzontale sia verticale. In relazione a ciò, alcuni tratti del suo comportamento si sono evoluti in modo differente da quelli delle altre specie. Il territorio è piccolissimo e coincide praticamente con l'area del nido; questo è costruito su una base di fango e alghe ed è assai più profondo di quelli dei gabbiani che nidificano sul terreno pianeggiante. L'aggressività intraspecifica è molto elevata e i gabbiani tridattili trascorrono gran parte del tempo in lotte accanite per conquistare un buon sito di nidificazione; questo è dovuto probabilmente alla relativa scarsità di piattaforme sulle alte scogliere e alla loro differente “qualità”. Al contrario che nel gabbiano zafferano, nel gabbiano tridattilo le lotte si protraggono per gran parte della stagione riproduttiva. Poiché i contendenti possono trovarsi, l'uno rispetto all'altro, più in alto come più in basso, manca la postura di minaccia a collo eretto e becco rivolto in basso, più appropriata per i gabbiani che nidificano in piano e impartiscono i colpi invariabilmente verso il basso. A causa degli spazi limitati, anche i piccoli sono straordinariamente poco mobili e restano nel nido, o nelle immediate adiacenze, fino all'età del primo volo; è un comportamento che li protegge contro il rischio di cadere dal dirupo. Essi stazionano normalmente con le spalle verso il baratro, in modo da esercitare con le zampe una presa migliore sulla roccia. Sperimentalmente è stata messa in evidenza la loro tendenza innata a immobilizzarsi o a ritrarsi in presenza di un dislivello. Dato che le alte scogliere sono ben protette dai predatori, nel gabbiano tridattilo mancano, o sono molto infrequenti, i segnali di allarme e gli attacchi contro gli occasionali predatori, come i gabbiani reali, che si avvicinino in volo alla colonia. I piccoli, tra l'altro, sono coperti di piumino bianco e, al contrario dei gabbiani che nidificano su terreno pianeggiante, non sono criptici.

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