gallicanésimo o gallicanismo

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Definizione

Sm. [dal francese gallicanisme]. Movimento dottrinale, ecclesiastico e politico che si proponeva di limitare il potere spirituale del papa nei riguardi del potere civile e che si sviluppò nella Chiesa di Francia dagli inizi del sec. XV fino al Concilio Vaticano I (1869-1870).

Cenni storici

La tendenza all'indipendenza della Chiesa di Francia da quella di Roma iniziò a manifestarsi sotto Filippo il Bello e poi durante la presenza dei papi ad Avignone e lo Scisma d'Occidente. Dopo che nel 1398 e nel 1406, i vescovi francesi riuniti in concilio si pronunciarono a favore delle “libertà gallicane” contro le esazioni di Roma, il Concilio di Costanza del 1415 con le sue tesi conciliaristiche e la Pragmatica sanctio di Bourges (1438) ribadirono queste dottrine autonomistiche e limitative del potere pontificio. Nel 1516 la Pragmatica sanctio fu abrogata dal re Francesco I e sostituita da un concordato con papa Leone X, ma la sua influenza continuò e il Parlamento di Parigi ne rifiutò l'abrogazione, mentre la Sorbona decideva che rimanesse in vigore. Proprio appellandosi a essa i vescovi francesi, al Concilio di Trento, si opposero alla definizione del primato del papa. Nel 1594 il giurista P. Pithou dedicava a Enrico IV il Recueil des libertés de l'Église gallicane e nel 1616 i magistrati e i politici del Parlamento di Parigi rivendicavano tali libertà sintetizzandole in queste dichiarazioni: i papi non possono nulla comandare od ordinare, sia in generale sia in particolare, riguardo alle cose temporali nel Regno di Francia; il papa deve essere riconosciuto come “sovrano nelle cose spirituali”, ma in Francia tale suo potere è limitato dai canoni e dalle regole dei concili accettati nel Regno. Questo gallicanesimo rimase però circoscritto all'ambito politico e servì alla monarchia per dare maggior solidità al suo regime assolutistico. Quando Luigi XIV portò l'assolutismo alle sue estreme conseguenze anche il clero si schierò in difesa delle libertà gallicane e nel 1682 emanò una Declaratio cleri gallicani, redatta dal Bossuet e da 67 ecclesiastici francesi: in un preambolo e in quattro articoli si ribadiva l'autonomia del potere civile da quello ecclesiastico negli affari temporali; la superiorità del concilio ecumenico sul papa; la difesa di alcuni istituti e costumanze della Chiesa di Francia; la necessità del consenso della Chiesa per dare carattere d'irrevocabilità al giudizio del papa in materia religiosa. La dichiarazione fu subito condannata da papa Innocenzo XI nel 1682 e poi ancora da Alessandro VIII nel 1690 e da Pio VI nel 1794, tuttavia essa ebbe grandissima influenza sulla teoria del giurisdizionalismo e sulle sue varie applicazioni nei codici degli Stati europei. Al gallicanesimo s'informarono anche i canonisti Van Espen e Febronio e lo storico Giannone. In seguito Napoleone con i noti Articoli organici e alcuni teologi antinfallibilisti, in occasione del Concilio Vaticano I, rilanciarono il gallicanesimo , ma contro di esso fu emanata la costituzione Pastor Aeternus, che ne decretò praticamente la fine. Al di là del suo ben definito ambito storico-politico, il gallicanesimo può anche essere considerato un aspetto del ritornante cesaropapismo.

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