gastrectomìa

sf. [sec. XIX; da gastro-+greco ektomḗ, resezione]. Terapia chirurgica che prevede l'asportazione di una parte (gastrectomia parziale) o di tutto lo stomaco (gastrectomia totale). Sino all'avvento degli H₂-antagonisti, la gastrectomia parziale era molto praticata nei casi di ulcera gastrica e duodenale. Attualmente l'ulcera duodenale non necessita di terapia chirurgica d'elezione, mentre per l'ulcera gastrica si propende per la terapia chirurgica. La gastrectomia parziale prevede la rimozione della parte distale dello stomaco (corpo, antro, piloro) e della prima porzione duodenale; il ristabilimento della continuità viene assicurato o con un'anastomosi termino-terminale tra stomaco e duodeno (Billroth I) o con un'anastomosi termino-laterale tra stomaco e digiuno (Billroth II); di entrambe le forme esistono numerose varianti tecniche. La gastrectomia totale è un procedimento chirurgico molto utilizzato nelle forme neoplastiche gastriche e spesso viene associata alla rimozione di organi vicini (milza, pancreas, ecc.). La via di aggressione può essere addominale (più frequentemente) o toraco-addominale; la continuità viene ristabilita per lo più con anastomosi tra l'esofago distale e il digiuno.

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