gastroscopìa

sf. [sec. XIX; gastro-+-scopia]. Esame endoscopico della cavità gastrica, per lo più esteso all'esplorazione anche dei tratti adiacenti del canale digerente, l'esofago e il duodeno (esofagogastroduodenoscopia), praticato a scopo diagnostico e terapeutico (rimozione di corpi estranei, microchirurgia, tamponamento di emorragie, prelievo bioptico, ecc.). Le principali indicazioni diagnostiche sono le seguenti: diagnosi precoce dei tumori delle prime vie digerenti; individuazione della causa di emorragie del canale digerente; precisazione diagnostica della natura e della sede di una lesione di esofago, stomaco o duodeno, anche in preparazione alla rimozione chirurgica; completamento del quadro diagnostico ottenuto con altre indagini, soprattutto radiologiche; controllo periodico dell'evoluzione clinica di patologie gastroduodenali, come le gastroduodeniti croniche o le ulcere. Gli strumenti disponibili (gastroscopi) sono maneggevoli e sicuri, cosicché i rischi e le conseguenti controindicazioni all'esecuzione dell'esame sono pressoché nulli.

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