genitivo

agg. e sm. [sec. XVI; dal latino (casus) genitīvus, (caso) genitivo, dal greco genikḗ (ptōsis), (caso del) genere]. Secondo caso della declinazione del greco e del latino, la cui funzione fondamentale è quella della specificazione, che si ritrova chiaramente nel cosiddetto genitivo dichiarativo o epesegetico del latino (arbor palmae, la pianta della palma, dove palmae specifica appunto il nome di valore generico arbor). Nella sintassi latina, si distinguono altri tipi di genitivo: possessivo, soggettivo, oggettivo, partitivo, di pertinenza o convenienza, di qualità, di stima, di colpa, di pena. A questi va aggiunto il genitivo locativo, in cui la desinenza del genitivo, confusasi nella 1a e 2a declinazione con quella dell'antico caso locativo, esprimeva anche il complemento di stato in luogo. Nell'evoluzione storica della lingua latina, il genitivo tende a scomparire, sostituito dalla preposizione de e l'ablativo, e questo spiega le forme delle lingue romanze (filius fabri diventa filius de fabro, da cui in italiano figlio di fabbro). Una traccia dell'antico genitivo si trova in italiano nel pronome loro < latino illorum (il loro libro, latino illorum liber). Tipico del greco è il costrutto sintattico del genitivo assoluto, corrispondente all'ablativo assoluto del latino, che consiste nel concordare in caso genitivo un sostantivo o pronome con un participio, per esprimere così una proposizione secondaria con valore temporale, causale, concessivo, finale, ipotetico. § Per il genitivo. sassone, vedi sassone.

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