Lessico

sf. [sec. XIII; dal greco ecclesiastico hierarchía]. L'insieme delle autorità ecclesiastiche esercitanti il comando sulle cose sacre e il principio di subordinazione delle autorità inferiori alle superiori che le organizza. Per estensione, ogni complesso di persone ordinato per gradi nello svolgimento della sua attività: gerarchia civile;gerarchia militare, progressione di gradi militari dal soldato semplice al grado più alto. Dal rapporto di gerarchia scaturiscono la subordinazione e l'obbedienza del grado inferiore a quello superiore e il diritto/dovere del superiore a pretendere l'obbedienza. Pertanto sulla gradazione gerarchica poggia la coesione disciplinare. In particolare, gerarchia negli animali, tipo di organizzazione sociale in un gruppo di animali, di norma appartenenti alla stessa specie. Al pl., le persone che sono collocate nei vari gradi della gerarchia: alla cerimonia erano presenti le più alte gerarchie civili e militari; gerarchia di valori, scala dei medesimi, disposti in ordine di importanza all'interno di un'ideologia. In particolare, in psicologia, relazione di sovraordinazione e rispettivamente di subordinazione di alcuni comportamenti, o funzioni, tra di loro. Un classico esempio è costituito dal comportamento verbale, in cui si hanno ampie unità (le frasi) composte da unità più piccole (i sintagmi, o gruppi di parole), composte a loro volta da unità inferiori (le parole singole).

Diritto amministrativo

Le singole amministrazioni che, partendo dall'autorità centrale (il ministro), si ripartono in grado decrescente funzioni, responsabilità e giurisdizione in modo da garantire una coordinazione fra gli uffici e realizzare un'unità d'indirizzo politico e amministrativo nell'esercizio della funzione esecutiva. Caratteristiche della gerarchia sono la suddivisione per gradi e il potere gerarchico del superiore sull'inferiore, con il corrispondente dovere di subordinazione di quest'ultimo nei confronti del primo. La gerarchia esiste nel campo dell'ordinamento amministrativo, non in quello giurisdizionale, dove gli uffici sono suddistinti per gradi. Effetti del potere gerarchico sono i seguenti: il superiore dirige l'attività dell'inferiore e ha talora anche il potere di emanare delle “norme interne” (per esempio le circolari ministeriali); l'inferiore è obbligato a eseguire gli ordini del superiore; se si trova di fronte a un ordine “palesemente illegittimo” deve farlo presente al superiore, ma è obbligato a eseguirlo se gli viene rinnovato per iscritto; il suo dovere di obbedienza viene meno solo di fronte a un ordine che contrasti con la legge penale. Il superiore può modificare, annullare e revocare gli atti degli organi inferiori. Il potere gerarchico del superiore viene esercitato solo nei confronti dei propri subordinati.

Diritto ecclesiastico

Si distinguono tre gerarchie: la prima, relativa alla potestà d'ordine o sacramentale, comprende tre gradi d'istituzione divina: vescovo, presbitero e diacono ai quali si aggiunsero cinque inferiori: il suddiacono, l'accolito, l'esorcista, il lettore, l'ostiario. La seconda gerarchia, relativa alla potestà di giurisdizione o di governo della Chiesa, comprende due gradi d'istituzione divina, l'ufficio supremo del papa e quello vescovile, ai quali si aggiunsero, poi, alcuni gradi intermedi e inferiori di istituzione ecclesiastica. La terza gerarchia, relativa alla potestas magisterii, ha alla sua testa il pontefice romano e all'ultimo grado laici impegnati nell'azione di catechesi al popolo cristiano.

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