giòstra

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sf. [sec. XIII; dal provenzale josta, da jostar, giostrare].

1) Esercizio cavalleresco di origine medievale; in particolare, combattimento fra due cavalieri che, lancia in resta, cercavano di sbalzarsi di sella: correr la giostra;giostra del Saracino, dell'anello, della quintana. § In gran voga in Europa nei sec. XII, XIII, XIV, sopravvisse essenzialmente come spettacolo fino al Settecento, snaturata del primitivo significato di dimostrazione di coraggio e abilità guerresca. I cavalieri scendevano in lizza l'uno contro l'altro per una tenzone ad armi cortesi, cioè smussate (lancia, spada, mazza), precauzione che non bastava a volte a impedire la morte di uno dei contendenti. Venivano praticati anche tipi di giostra con bersaglio fisso, come l'anello che il cavaliere al galoppo doveva centrare con la lancia, o girevole come nella quintana, alla quale si ricollegano la giostra del Saracino di Arezzo e la giostra della quintana di Ascoli Piceno e di Foligno, tuttora riproposte da un'annuale rievocazione storica.

2) Per estensione, anticamente, scaramuccia; anche, più comunemente, cimento, prova: “la vita è una giòstra” (Carducci). Fig., successione molto rapida di azioni, parole, ecc.: “una continua giostra di scuse e accuse” (Bacchelli); anche, anticamente, beffa, burla.

3) Gioco popolare in cui vince chi riesce a colpire un bersaglio in corsa.

4) Piattaforma rotante, animata meccanicamente, dotata di sedili, cavallucci o altri animali di legno o cartapesta, barchette o automobiline, per il divertimento dei bambini nei parchi e nelle fiere .

5) Tavola portapezzo con superficie d'appoggio orizzontale a livello del terreno. Ne sono dotati solitamente i torni verticali e le alesatrici-fresatrici di notevoli dimensioni.

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