gnòmico

agg. (pl. m. -ci) [sec. XIX; dal greco gnōmikós, sentenzioso]. Che è ricco di sentenze, che abbonda di precetti morali. In particolare, in linguistica, di forme verbali particolarmente atte a esprimere sentenze come l'aoristo in greco e il perfetto in latino. § Poesia gnomica, forma di poesia moraleggiante, caratterizzata da sentenze e massime morali condensate nel giro di un solo verso o di una singola unità metrica, per favorirne il ricordo. Nota nelle letterature orientali, come l'ebraica e l'indiana, ebbe grande diffusione nella letteratura greca: presente già in Esiodo e Omero e nella poesia elegiaca da Tirteo a Mimnermo, ebbe i suoi principali cultori in Focilide, Solone, Senofane e Teognide. Tra le raccolte di carattere gnomico della letteratura latina medievale si ricordano i . Persa la sua concisione, la poesia gnomica confluì in quella più genericamente didascalica.

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