Definizione

Nell'Antico Testamento, la grazia è la volontà di salvezza espressa da Dio nei confronti del suo popolo, concretizzata nella fedeltà con la quale Dio mantiene il Patto che con questo popolo ha stabilito. Nel Nuovo Testamento, e particolarmente in San Paolo, la grazia assume il senso preciso di un atto di misericordia di Dio verso l'uomo, cioè dell'atto con cui Dio rimette il peccato e giustifica l'uomo, mediante la crocifissione e la resurrezione di Gesù Cristo, e il rapporto tra la grazia e il giudizio non consiste in una successione cronologica dell'una all'altro, ma in una costante tensione dialettica. L'atto graziante di Dio si contrappone al tentativo umano di autogiustificazione “mediante le opere della Legge” e ha il carattere di un puro dono, che l'uomo riceve nella fede.

Rapporto tra grazia e libero arbitrio

Il problema fondamentale che il concetto di grazia ha posto al pensiero cristiano è stato quello del rapporto fra grazia di Dio e libertà umana (o libero arbitrio), problema che scaturisce dall'idea di predestinazione e implica altresì una determinata concezione del peccato. In generale, quanto più radicalmente sono stati pensati i concetti di grazia e di peccato, tanto più è risultata l'incapacità umana a ottenere o in qualche modo preparare la salvezza, cioè l'impotenza del libero arbitrio: tale è stata la posizione di Sant'Agostino, ripresa soprattutto da Lutero e dai Riformatori e poi dal giansenismo. Al contrario, tentativi di conciliare in modi diversi grazia e libertà umana sono stati espressi dal pelagianesimo, da determinate correnti della Scolastica medievale e, durante la Controriforma, particolarmente dal molinismo. Si pone una distinzione tra grazia attuale e grazia abituale: la prima interviene tanto nella preparazione dell'uomo alla giustificazione (grazia preveniente), quanto nella costituzione di singoli atti salutari dopo la giustificazione (auxilia gratiae); la seconda è infusa da Dio al momento della giustificazione nell'uomo, nel quale inabita come nuovo principio vitale (grazia santificante).

Effetti della grazia

In ordine agli effetti che la grazia divina produce nell'anima umana essa può essere: sufficiente, quando da parte di Dio è conferita in misura bastevole a ottenere la vita eterna, ma spetta all'anima il valorizzarla al massimo delle sue possibilità, pena il mancato attingimento del fine per cui è stata conferita; efficace, quando invece la grazia divina è data in misura tale che trascina necessariamente con sé l'anima e la porta infallibilmente al raggiungimento del suo fine. Su questo problema si sono accese dotte controversie tra molinisti e bannesiani, i primi facendo dipendere maggiormente l'efficacia della grazia dalla volontà dell'uomo, i secondi invece dando alla grazia la forza e l'efficacia di una “predeterminazione fisica”; ambedue le interpretazioni però si muovono entro l'ambito della dottrina cattolica sulla grazia quale è stata definita dal Concilio di Trento. La teologia contemporanea ha sottolineato il carattere trinitario, cristologico, ecclesiale e sacramentale della grazia , in quanto offerta della salvezza e della comunione personale di Dio con l'uomo e possibilità, nel mondo, di una nuova umanità.

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