Descrizione generale

sm. inv. [sec. XX; propr. terza pers. sing. dell'ind. pr. del latino habitāre, vivere]. Ambiente naturale in cui una specie animale o vegetale si trova a vivere. È costituito dall'insieme dei biotopi nei quali un dato organismo ha potuto stabilire una propria nicchia ecologica, ed è caratterizzato dal clima e dalle altre condizioni fisiche, chimiche, biologiche ed ecologiche, che ne determinano l'estensione. Ogni cambiamento di queste condizioni modifica l'habitat presente e dà luogo allo sviluppo di nuove comunità. In un habitat privo di organismi viventi (come quelli che si producono in seguito a fenomeni geologici che portano alla superficie terrestre nuove terre emerse, o in seguito alla distruzione degli habitat esistenti, per esempio per incendio) si sviluppano, in una prima fase, un piccolo numero di specie pioniere (per esempio licheni), successivamente sostituite da un numero crescente di specie più complesse fino a pervenire a una situazione di equilibrio (climax). Anche l'area entro la quale un gruppo di esseri viventi si può espandere. § Scelta dell'habitat ottimale, l'insieme dei comportamenti, in genere basati su risposte a stimoli specifici, che portano un animale a frequentare aree che possiedono gli appropriati requisiti ambientali.

Urbanistica

Per estensione, in urbanistica il termine è stato adottato dagli architetti del Movimento Moderno per designare un complesso coerente di strutture atte a soddisfare le esigenze di vita comunitaria e collettiva dell'uomo. Il problema della qualificazione dell'habitat moderno, come risposta alle nuove esigenze sociali, economiche, tecniche, ha costituito uno dei nodi principali del dibattito urbanistico contemporaneo, soprattutto fra gli anni Venti e Trenta del sec. XX, in Occidente e in URSS (Ginzburg). Con lo sviluppo e il superamento della problematica dell'alloggio operaio, le proposte si sono concretizzate in termini di nuove unità residenziali, determinate dall'integrazione e giustapposizione degli alloggi (cellule abitative) e dei loro prolungamenti (attrezzature pubbliche e servizi), come elementi di organizzazione primaria. Pertanto tali unità sono costituite da elementi seriali (cellule-tipo) e speciali (servizi), il cui sistema di aggregazione e integrazione si svolge secondo diverse tipologie di allineamento e di configurazione. Il problema del rinnovamento globale dell'habitat contemporaneo (tipologie, aggregazioni, gerarchie, ecc.) è alla base della ventennale ricerca di Le Corbusier. Alla sua “Unità di abitazione di grandezza conforme” (Unité di Marsiglia) si sono affiancate e contrapposte (fin dalla fine degli anni Venti) altre proposte ed elaborazioni, all'interno delle quali il problema cessa di essere posto in termini globali e si riduce al tema dello standard minimo della cellula abitativa (i CIAM di Bruxelles e Francoforte). Vanno pertanto inquadrati secondo tale indirizzo di ricerca gli ulteriori modelli proposti, basati essenzialmente sulla polivalenza e flessibilità degli elementi seriali (Habitat '67 a Montréal di M. Safdie), organizzati secondo principi prevalentemente funzionali (schema di Alexander e Chermayeff) o di consumo (Archigram). Dagli anni Settanta-Ottanta l'elaborazione culturale relativa all'habitat deve confrontarsi con i problemi dell'inquinamento, dell'utilizzazione delle risorse naturali non rinnovabili sulla stessa scala temporale, dell'aumento della popolazione mondiale, alla ricerca di soluzioni che possano garantire anche alle generazioni future la disponibilità di un habitat capace di assicurarne la sopravvivenza.

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