helicobacter pilori

batterio spiraliforme con flagelli, fattori che aiutano a penetrare lo strato mucoso protettivo che ricopre l'epitelio gastrico, considerato agente principale della malattia peptica ulcerosa (ulcera gastrica e duodenale). La trasmissione è di tipo orofecale. La prevalenza nei Paesi sviluppati è pari o inferiore al 5% all'età di 10 anni e al 30-45% all'età di 50 anni. L'azione lesiva avviene per produzione di elevata quantità di ureasi, che trasforma l'urea in ammoniaca e diossido di carbonio e bicarbonato, attivazione di diverse adesine per contrarre un forte legame con cellule gastriche, attivazione della sintesi di una proteina in grado di inibire l'acido cloridrico secreto dallo stomaco, attivazione della sintesi di una catalasi che protegge l'helicobacter pilori dall'attacco dei granulociti neutrofili. La scoperta nell'ultimo decennio dell'importanza eziologica dell'helicobacter pilori nell'induzione della patologia ulcerosa gastrica ha radicalmente mutato la terapia della patologia e la prevenzione di tale malattia. I più recenti protocolli terapeutici utilizzano l'associazione di tre molecole il subsalicilato di bismuto, un antimicrobico topico, il metronidazolo e l'amoxicillina. Per la diagnosi e infezione da helicobacter pilori esistono test non invasivi quali il breath test all'urea in cui, dopo che al paziente è stata fatta ingerire una capsula contenente urea con carbonio marcato, quest'ultimo viene misurato nell'aria ispirata come biossido di carbonio marcato. Il batterio può essere identificato anche attraverso il test all'ureasi del reperto bioptico dopo gastroduodenoscopia o con evidenziazione diretta nell'esame istologico del tessuto gastrico prelevato endoscopicamente. Sono allo studio valutazioni indirette mediante test sierologici con dosaggio di specifici anticorpi (IgA, IgG e IgM) anche nella saliva. Esami di laboratorio sierologici hanno confermato l'ipotesi di associazione tra infezione cronica da helicobacter pilori e carcinoma gastrico a causa dell'infiammazione cronicizzata e dell'associata proliferazione cellulare che aumenta il rischio di mutagenesi.

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