idrato

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agg. e sm. [sec. XIX; da idro-+-ato]. Nome che nel linguaggio chimico indica categorie diverse di composti i quali prendono origine dall'unione, generalmente labile, di molecole di acqua a un altro composto. Si dicono per esempio idrate le sostanze che derivano dall'addizione di molecole di acqua a un sale solido, che si trasforma così in un sale idrato ugualmente solido: così, il solfato di rame anidro, CuSO4, di colore bianco, esposto all'umidità atmosferica assume gradualmente un colore azzurro che corrisponde alla sua trasformazione nel sale pentaidrato CuSO4·5H2O. Gli idrati di questo tipo contengono ciascuno un ben definito numero di molecole di acqua, che prendono il nome di “acqua di cristallizzazione” e che entrano a far parte del reticolo cristallino del composto; i sali che presentano tale comportamento si differenziano quindi da altre sostanze igroscopiche, le quali fissano invece l'acqua attraverso fenomeni di semplice adsorbimento, senza un esatto rapporto numerico tra il numero di molecole di acqua fissate e quello delle molecole del composto che le fissa. Numerosi sali, per evaporazione o per raffreddamento delle loro soluzioni acquose, si separano allo stato solido con un numero diverso di molecole di acqua di cristallizzazione oppure anidri secondo la temperatura della soluzione in seno alla quale cristallizzano: così, il solfato di sodio, Na2SO4, cristallizza dalle sue soluzioni acquose, come decaidrato Na2SO4·10H2O, se la temperatura è inferiore ai 32,4 ºC, mentre a temperatura elevata il solido che si separa dalle soluzioni è il sale anidro. A temperatura ambiente quest'ultimo tende a captare acqua per trasformarsi nel decaidrato, tanto che lo si usa per eliminare piccole quantità di acqua contenute in solventi organici come il benzene, l'etere o il cloroformio, nei quali esso è completamente insolubile. Negli idrati di questo tipo l'acqua è legata al sale metallico piuttosto labilmente e viene in genere eliminata sotto forma di vapore per riscaldamento a temperatura non molto superiore ai 100 ºC, lasciando come residuo il composto anidro. L'eliminazione dell'acqua provocata dall'azione del calore può procedere per stadi successivi, nel senso che per riscaldamento a una certa temperatura può venir eliminata una parte della molecola di acqua di cristallizzazione, mentre le altre vengono eliminate solo a temperatura più elevata. § Con il nome di idrati si indicano anche composti che si formano da altri attraverso un'addizione di acqua facilmente reversibile, ma che comporta la formazione di legami chimici veri e propri; così l'aldeide tricloroacetica o cloralio è liquida a temperatura ambiente ma venendo a contatto con una limitata quantità di acqua si combina con questa sviluppando calore e trasformandosi in un solido cristallino che si indica con il nome di idrato di cloralio:

Quest'ultimo ripristina il cloralio per semplice distillazione. Non si indicano invece solitamente con il nome di idrati i composti che, pur derivando da un'addizione di acqua, hanno una stabilità elevata, come per esempio gli ossiacidi, quali il solforico o il nitrico, che si formano per addizione di acqua alle corrispondenti anidridi. § Nella nomenclatura chimica tradizionale il nome di idrato è stato a lungo adoperato, rimanendo poi nell'uso corrente, per indicare gli idrossidi, come per esempio l'idrossido di sodio, NaOH, al quale si è dato per lungo tempo il nome di idrato di sodio. Secondo le norme ufficiali di nomenclatura questo nome e quelli analoghi sono da bandire: essi non sono in effetti logici, perché il nome di idrato di sodio indicherebbe un ipotetico composto Na·H2O, derivante dalla somma di acqua al sodio metallico, mentre l'idrossido di sodio si forma dal sodio per reazione con l'acqua accompagnata dalla liberazione di idrogeno elementare. § Idrato di carbonio, lo stesso che carboidrati.§ Idrato di metano, vedi metano.

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