imagismo

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sm. [dall'inglese imagism]. Movimento poetico sorto in Gran Bretagna e negli USA intorno al 1912. Anticipato dalla cosiddetta “scuola delle immagini” di T. E. Hulme e E. Storer, ebbe in E. Pound e in F. S. Flint i suoi principali teorici, conoscendo poi – dopo la diserzione di Pound – una seconda fase teorizzata da A. Lowell e J. G. Fletcher. All'imagismo, che lanciò i suoi poeti dalle colonne delle riviste Poetry di Chicago e The Egoist di Londra, aderirono anche Hilda Doolittle, R. Aldington e, in forma più marginale, J. Joyce, W. C. Williams e D. H. Lawrence, alcuni componimenti dei quali vennero inclusi in Des Imagistes, l'antologia curata da Pound nel 1914, e nei tre volumi di Some Imagist Poets (1915, 1916, 1917; Alcuni poeti imagisti), le tre antologie curate da Amy Lowell. L'imagismo sosteneva la necessità di un linguaggio poetico asciutto e conciso, basato sull'immediatezza di presentazione dell'immagine; in seguito l'interesse si spostò sul verso libero e sulla sperimentazione ritmica e metrica. Per la loro difesa della tradizione, intesa peraltro in senso dinamico, gli imagisti entrarono in accesa polemica con i futuristi. Gli sviluppi dell'imagismo in senso poundiano si ritrovano nel movimento del vorticismo inglese.

Bibliografia

S. K. Coffman, Imagism: A Chapter for the History of Modern Poetry, Oklahoma, 1951; R. Bianchi, La poetica dell'imagismo, Milano, 1965.

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